Quella volta che si avverò il mio desiderio

Era il relativamente lontano 2015, stavo andando a fare la spesa come mi aveva chiesto la mamma e, arrivato nel negozio, incontrai il proprietario nonché mio amico Phill che quando vede qualche cliente in difficoltà è sempre disposto ad aiutarlo. Vidi su uno scaffale una scatola con dei numeri ma non capii cosa fosse così lo chiesi a Phill che immediatamente mi rispose: “È  un calendario dell’avvento, piccoletto”. Incuriosito, lo presi anche se non avevo la minima idea di cosa fosse. Andai a pagare e, trovandomi dinnanzi ad una enorme fila, pensai che sarebbe stato bello se le strade fossero state tutte vuote così non dover aspettare tutto quel tempo per fare acquisti.

Era ormai giunta la vigilia di Natale: dopo aver appeso le decorazioni il giorno dell’Immacolata e dopo essere andati a scuola di sabato per festeggiare l’Open day, finalmente ci ritrovammo tutti a casa di nonna, originaria di un paesino in prossimità di Bari, che aveva preparato una succulente e ricca cena a base di 32 primi, 28 secondi, 26 contorni e 15 dolci!! A rendere ancora tutto più bello fu l’arrivo dello zio Rudy che, insieme ad i miei cugini Viola ed Ethan, portarono un camion carico di 120 chili di paste dolci. Trascorremmo la serata tutti insieme e fu bellissimo aprire con tutti loro i regali di Natale.

Passarono gli anni fino a giungere al più recente 2020 dove le strade erano vuote ma le file c’erano lo stesso, anche se composte da due o tre persone che entravano in farmacia. Era il primo dicembre e faceva tanto freddo. Nevicava ma nessuno era felice, neanche il mio migliore amico Bobby che è un amante della neve.

Arrivò l’8 dicembre ma mettere le decorazioni non portò la stessa allegria: mamma cucinava, papà comprava cose su internet e Viola giocava con i videogiochi. Solo io pensavo a mettere le palline sull’albero, i festoni sui mobili e i presepi in giro per casa un po’ come dei soprammobili. Anche l’Open day, che già alle scuola Secondaria era molto meno divertente, ormai era diventato un giorno inutile.

Arrivò l’ultimo giorno di video lezioni ed io ero molto meno felice del solito; la professoressa per salutarci ci disse “Arrivederci ragazzi e buon Natale!” così, prima di terminare la lezione, accesi quel maledetto microfono che funziona una volta sì una volta no, e risposi “Non sarà un buon Natale!”.

La mattina del 24 dicembre mi svegliai, ormai senza più la condizione del tempo; andai in camera di Viola ma lei mi ignorò così andai dai miei genitori e gli chiesi come avremmo passato il Natale e loro risposero “A casa, figliolo”. Ero triste ma accettai la cosa e mi chiusi in camera mia. Molti amici e parenti mi chiamarono al telefono ma io rifiutai ogni telefonata; non mangiai né a pranzo, né a cena però una cosa la feci: la sera dopo presi il giubbotto, un cappello, una sciarpa, dei guanti e una sedia e andai sul balcone.  Restai lì per circa 45 minuti e vidi una stella cadente, così espressi un desiderio: poter festeggiare ancora il Natale.

Oggi 24 dicembre 2023 possiamo festeggiare il Natale con tutti i nostri parenti. Domani  festeggeremo come al solito ma con una piccola differenza: in questi ultimi giorni non ho chiesto regali perché ciò che conta veramente in questa festa non sono i beni materiali ma poter trascorrere questi giorni con le persone care e, a mio parere…mangiare tanto in loro compagnia!

12.12.2020

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