Sostenibilità: uniti nella diversità per difendere i beni comuni ed i diritti umani universali

La globalizzazione come processo di interconnessione fra diversi popoli ha portato ad una evoluzione di un concetto antico: il bene comune.
Fin dall’antichità l’uomo ha cercato di dare una definizione di bene comune, interrogandosi attraverso la filosofia, l’etica, la scienza politica, la religione e la giurisprudenza, ed il concetto di beni comuni si è ampliato nei suoi limiti, andando oltre i confini nazionali ed i suoi limiti fisici e virtuali, arrivando a strutturarsi come concetto per cui, semplificando un discorso ampio e complesso, potremmo dire che sono beni comuni quelli che appartengono all’intera umanità come famiglia globale composta da popoli diversi, uniti nella diversità nella tutela di beni che servono per la sopravvivenza, per la felicità e per il progresso dell’umanità.
Il clima, gli ecosistemi, la biodiversità, il diritto alla riservatezza, i beni di valore artistico, storico e culturale, il diritto all’istruzione, il diritto al lavoro, il diritto all’acqua, per citarne solo alcuni, sono beni comuni che vanno tutelati attraverso una operazione che diffonda la cultura del concetto del bene comune per generare quel motore di cambiamento culturale necessario a scrivere leggi giuste che consentano un modello economico nuovo, che ridisegni il capitalismo in modo tale da farlo funzionare a beneficio di tutti e non a beneficio di pochissimi e a svantaggio del popolo e dei popoli, generando come risultato la pace.
La sostenibilità si può realizzare solo attraverso leggi giuste che strutturino un sistema economico geolocalizzato, equo e solidale, a Km zero, valorizzando i prodotti locali ed aperto a flussi commerciali per i prodotti che non è possibile produrre in loco, in modo tale da passare da un tipo di economia competitiva ad una nuova economia collaborativa, il che significa passare da una economia che genera conflittualità commerciale, povertà, diseguaglianze e danni ambientali che generano flussi migratori, ad un sistema culturale, economico e giuridico collaborativo che genera pace e prosperità per il popolo e fra i popoli, superando i nazionalismi divisivi e rafforzando l’Europa come centro di un cambiamento mondiale.
La globalizzazione ha creato un villaggio globale ad alta tecnologia nel mondo occidentale, ma il risultato quale è stato? Una ingiustizia globale, fatta di diseguaglianze economiche e nei diritti, un disastro climatico, ed una infelicità globale. La speranza è nelle nuove generazioni, che reclamano il diritto universale ad un ambiente sano, al lavoro, il loro diritto ad un futuro felice.
Un mondo nuovo è possibile se le persone di buona volontà non si lasciano manovrare dal linguaggio divisivo che crea conflitti e iniziano a ragionare in un modo diveso, e uniti nella diversità si diano come obiettivo quello della tutela dei beni comuni.
Non si può creare un mondo nuovo ragionando in modo vecchio: il mondo di oggi pone le persone sempre davanti alla stesa domanda: vuoi fare il tuo interesse o quello del prossimo? Così il linguaggio divisivo spinge all’egoismo , all’atomismo sociale, alla guerra fra i poveri, mentre i ricchi si arricchiscono, e gli ultimi diventano sempre più emarginati. Se iniziamo a ragionare in modo altruistico, alla stessa domanda si crea una nuova strada, un ponte, affermando “posso fare il mio interesse prendendomi cura del prossimo”, così generando collaborazione, fratellanza, e pace. Un mondo nuovo in cui ciascuno si senta fratello del prossimo è possibile, e uniti nella diversità possiamo crearlo insieme, partendo dall’articolo 1 della Dichiarazione dei Diritti Umani:
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”
Il linguaggio divisivo è frutto di un pensiero chiuso, ottuso, divisivo, meglio noto come “divide et impera” è quel modo di pensare che costituisce un cancro per lo spirito di fratellanza, poiché spinge le persone all’egoismo puro, ad un modo di pensare ottuso che distrugge, dividendolo in fazioni, il tessuto sociale che può essere ricostruito se iniziamo a pensare in modo altruistico, superando la divisione fra il concetto di “Mio interesse” e “Tuo interesse”, e iniziamo a ragionare in modo nuovo, in modo altruistico, con un pensiero aperto, creativo, che unisce le persone nelle loro diversità, un pensiero che si può sintetizzare come “E pluribus unum”, cioè conservare “Unità nella diversità”, un pensiero capace di vedere oltre al “mio interesse” e al “tuo interesse”, l’orizzonte nuovo del “nostro interesse”, cioè la tutela dei diritti umani universali attraverso la cura dei beni comuni.
Molti conoscono il film “A beautifull mind” ma non saprei dire quanti conoscono il Teorema di Nash e il Dilemma del Prigioniero, che dimostra come i giochi collaborativi siano migliori dei giochi competitivi, poiché nei giochi collaborativi vincono tutti, mente in quelli competitivi si creano vincenti e perdenti. Abbiamo creato un modello culturale, giuridico ed economico competitivo, fondato sul pensiero divisivo, che ha dato come frutti ignoranza, leggi ingiuste, ed un modello economico che arricchisce i ricchi e calpesta gli ultimi.
Se iniziamo a cambiare modo di pensare, ad aprire il nostro pensiero ad una visione “nuova”, non competitiva, ma collaborativa, allora avremo una cultura dell’altruismo, leggi giuste ed un modello economico giusto, con un benessere diffuso per tutti.
Pensare in modo altruistico prevede una uscita dagli schemi mentali del pensiero divisivo attraverso quello che Albert Einstein definiva il dono sacro, cioè la mente creativa. Non si può far emergere il dono sacro della creatività se si continua a corrompere i giovani evitando che sviluppino lo spirito critico, quello spirito che si pone sempre 5 domande: chi, dove, come, quando e perché, e l’ultima domanda è quella più importante, poiché spinge i giovani ad interrogarsi sull’ essere, e non sull’apparire delle cose, cercando il concetto (Socrate) dietro le idee (Mito della Caverna di Platone) per comprendere le categorie, come insieme di concetti e di idee uniti da un nesso logico (Aristotele).
Dante, nella celebre terzina, “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” sintetizza che lo scopo della vita è il perseguimento della virtù, della conoscenza, arrivando al sapere trascendente, e per fare ciò l’uomo deve porsi “Il dubbio”, un vecchio buon libro di Luciano de Crescenzo, perché solo nel dubbio, domandandosi il perché delle cose, attraverso lo spirito critico, si può uscire dal pensiero ottuso e divisivo e passare ad un pensiero che si interroga sul perché delle cose e sulla loro interconnessione, nei suoi rapporti di causa ed effetto, al di là delle apparenze, non in modo meramente speculativo, ma per ottenere risultati concreti di cambiamento della realtà, ispirandosi alla tradizione per cui “Veni, Vidi, Vicit” (De bello gallico) cioè osservo la realtà dal vivo, pianifico una tattica a breve e a lungo termine cosi da ottenere il risultato voluto, la concretizzazione della Dichiarazione dei Diritti umani, e genero idee innovative per il cambiamento come attuazione del principio di fratellanza, unica strada per salvare il pianeta.
Un mondo migliore è possibile, ma ogni cambiamento della realtà parte da un cambiamento del modo di vedere, di pensare e di comprendere la realtà stressa, ritornando all’amore per la ricerca della verità, della bontà, e della giustizia come equità. Uniti nella diversità possiamo creare un mondo migliore, per tutti, nessuno escluso, un mondo dove ritorni l’amore per la giustizia, una giustizia vera, fatta di umanità come fratellanza e quindi amore verso il prossimo, generando in concreto la sostenibilità, definita dalla Commissione delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo sostenibile come quel tipo di sviluppo che “soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri”.

30.08.2021

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *