Molti e molti anni fa, in una vallata verdeggiante, vi era un piccolo villaggio tanto bello; le case erano semplici, con balconi i cui davanzali erano colmi di piante in fiore. Si capiva che venivano curate da mani femminili e difatti, nei dintorni, abitava una simpatica ed umile donnina che, per guadagnare qualche soldo, recideva alcuni fiori per venderli al mercato. Lei amava molto le stelle natalizie, che si coloravano di rosso nel periodo invernale, perché avevano una propria bellezza e una fierezza riconoscibile tra tante. Bice, questo era il suo nome, aveva il giardino più bello della vallata e, quotidianamente, lo innaffiava con tanto amore, con la spugnetta umida lavava leggermente le foglioline, staccava quelle appassite, concimava  il terreno, lo rimuoveva con una paletta adeguata ma soprattutto parlava con esse. Sussurrava loro tanti complimenti tipo: ‘Come siete belle, amorucci miei!’, ed esse parevano rinvigorirsi. Le accarezzava, le abbracciava delicatamente come fossero stati quei figli che non aveva avuto. Ma ecco che un bel giorno, per la prima volta, Bice, con immensa sorpresa, sentì una voce che proveniva da una pianta di calle, che sgarbatamente imprecava: ‘Ho sete, ho sete, presto innaffiami, corri a prendermi dell’acqua fresca, su…su presto!’. Bice, tra lo spavento e l’incredulità, si precipitò a darle da bere, ma la pianta, ancora, insisteva nel comandarla: ‘Voglio l’acqua, voglio, voglio… Come in un’eco. Bice la rimproverò: “L’erba ‘voglio’ non cresce nemmeno nel giardino dei Re. Sei egoista e superba. Io sono sempre stata gentile con te, mi sono presa cura di te, ti ho sempre rispettata e i miei modi non ti hanno insegnato nulla?”. Nei giorni seguenti, a causa della troppa acqua richiesta e versata, le radici della pianta cominciarono a marcire, per cui non sbocciarono più quei bei fiori di un tempo. Accanto a quella piantina c’era una stella natalizia, che tanto amava Bice. Con una voce allegra comincio a ringraziarla: ‘Che buona quest’acqua che mi porgi, grazie per dissetarmi al punto giusto, ti voglio ripagare con i miei colori…grazie anche al sole, alla terra, alle api che si posano su di me e alla durata della mia vita. Grazie perché adornerò tantissime case, farò da cornice a tanti Presepi, a Chiese e strade per il Natale’. Bice si commosse a queste parole e decise di dedicare ancora più del suo tempo al suo giardino, finchè diventò talmente bello che si sparse la voce fino al castello della Principessa Lavinia, la quale si recò di persona in quel luogo, per sincerarsi di quella meraviglia. ‘Che onore!’ esclamò la donnina nel sapere della visita della Principessa, ma aveva la solita perplessità, cioè se recidere i fiori di quelle magnifiche piante. Le piante, sentendola, risposero alla sua tristezza: ‘Noi siamo fiere di essere state scelte in questo modo, prima o poi saremmo appassite ugualmente, invece possiamo ritenerci fortunate di capitare in un castello. Questo è un segno amorevole per noi’. Bice, senza risposta comprese, sorridendo nel suo cuore, esclamando infine: ‘Ma è vero…allora anche le piante ascoltano, parlano, amano!’.

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