Ho il tempo.

L’ho acquistato mesi fa, muovendomi lungo le strade tante volte percorse, in una bottega sulla via principale.

Era lì ed io non l’avevo mai scorto prima. C’ero passata davanti frettolosa, distratta, di corsa, ansimando e sostando per riprendere fiato.

Non mi ero accorta che fosse lì, bene in vista in vetrina.

Me lo sono infine trovato tra le mani, nella sua consistenza misteriosa, di cui ignoravo l’utilizzo.

“Quanto le devo?” ho chiesto al bottegaio

 – Già pagato – mi ha risposto,

Ed io, mentre mi frugavo nelle tasche: “no, io non le ho dato niente!”.

-Ma scherza? Ogni volta che lei si fermava, stremata, mi ha lasciato un acconto-,

“Ma io non credevo… non ricordo…”

-Lei no, ma io, ogni volta ne mettevo una quantità da parte. E più lei correva, cadeva, penava, più io ne accumulavo per lei. Oggi il suo valore è immenso.

“Ma a che serve, devo averlo già incontrato da qualche parte, è certo, ma lo impiegavo per gli altri, perché non sapevo come utilizzarlo per me”.

E il bottegaio -Oggi è suo, lo prenda, lo fermi per un po’ e quando può gli parli di lei, si confidi, il tempo l’ascolta-.

“Ma è tardi! Avrei dovuto farne tesoro prima, quando avevo da spenderlo in sogni, desideri, ambizioni; ora che me ne faccio?”

-Se lo avesse acquistato prima, non avrebbe avuto lo stesso valore. Non avrebbe potuto colmarlo di tutte le emozioni vissute, dell’amore profuso e ricevuto, degli animi che ha imparato a conoscere, dei problemi condivisi, delle esperienze da cui è stata formata, di quella parte di vita in cui ha rinunciato a viversi.

Abbasso il capo, sorrido, stringo al petto il mio tempo, lo proteggo col braccio e mi avvio verso casa.

Ora non ho fretta.

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