Andy is back: la mostra antologica su Andy Warhol al PAN di Napoli

Il PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, ospita dal 16 aprile al 31 luglio 2022 la mostra Andy is Back, dedicata ad Andy Warhol, padre della Pop Art, movimento artistico che rivoluzionò il concetto stesso di arte.

La mostra è una antologia che propone un percorso nell’attività di Warhol, attraverso 130 opere suddivise in aree tematiche che consentono al visitatore di comprendere l’influsso culturale ed artistico che la Pop Art ebbe in diversi ambiti, non solo nell’arte, ma anche  nella moda, nella musica, nel cinema, nella fotografia e nell’editoria, una vera rivoluzione culturale che ebbe come epicentro la Silver Factory, ricostruita nelle sue dimensioni reali per dare al visitatore la percezione concreta di quello che negli anni ’60 era il cuore pulsante di New York, facendo rivivere l’atmosfera storico-culturale nella quale Andy Warhol portò avanti la sua attività e la sua visione artistica.

I visitatori hanno la possibilità di comprendere il forte influsso che la Pop Art ha ancora oggi nella società consumistica, dove un semplice oggetto comune come una lattina di zuppa può diventare un simbolo così come un’immagine di Marilyn Monroe può diventare una icona, oggetti o persone che  il potere del consumismo e le tecniche di comunicazione del marketing hanno tramutato in qualcosa di nuovo nella percezione del consumatore, Warhol fu tra i primi a comprendere l’effetto dei brand come il marchio sulle lattine della Coca-Cola, vedendo dietro un oggetto apparentemente banale significati molto profondi . Come gli artisti del passato utilizzavano il disegno come preparazione delle proprie tele, così Warhol utilizzò la paloroid per i suoi scatti preparatori, facendo entrare nel mondo dell’arte la fotografia e la serigrafia, un nuovo modo di fare arte che riproduce la serialità tipica della società industriale. Qualsiasi oggetto può diventare arte, anche una semplice T-shirt, una copertina di un giornale, di un disco musicale, in un processo di democraticizzazione dell’arte che rappresentò su tela i principali simboli ed icone della società consumistica ed edonista del benessere, dove la superficie dell’apparenza conta spesso più della sostanza.

Da qui l’esigenza di Warhol di creare un laboratorio culturale del tutto nuovo che rappresentasse la sua visione dell’arte non solo come arte popolare, nel senso di accessibile e comprensibile a tutti, ma anche di arte democratica, per tutti, e come arte che rappresentasse la società dei consumi, caratterizzata dalla serialità e dalla pervasività dell’immagine e della comunicazione dei mass-media, per cui trasforma il laboratorio dell’artista tradizionale nella sua Silver Factory. Una vera e propria fabbrica dove si produce arte in modo libero e creativo, trasformando la figura tradizionale dell’artista in quella di un artista-business-man, che rivoluzionerà la storia non solo dell’arte, ma della musica, realizzando la cover più famosa della storia musicale moderna, quella dell’album Sticky Fingers dei The Rolling Stones e realizzando nel 1969 la prima rivista di costume moderna, dedicata al gossip e alle celebrità prodotte dal mondo dello spettacolo. Warhol arrivò a trasformare la sua immagine in arte dando risalto alla sua stessa identità visiva distintiva e condizionando il mondo dello spettacolo e della moda, in particolare la forza dell’immagine usa come strumento principale quello del poster, che da mezzo commerciale diventa il sostituto della tela dell’artista, portando al definitivo superamento del confine fa arte e consumismo.

La mostra è prodotta da Navigare srl, con il patrocinio del Comune di Napoli, città alla quale Warhol fu sempre molto legato grazie al gallerista Lucio Amelio che  lasciò alla città diverse opere, come “Vesuvius” presso il Museo di Capodimonte di Napoli e “Fate presto” realizzata in occasione del Terremoto dell’’80, conservata a Caserta.

21.04.2022

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