Festa della Madonna del Carmine: nella storia mistica di Napoli, Maria è sempre stata la speranza

Napoli celebra la memoria liturgica della Madonna del Carmine, attraverso la consegna degli scapolari, avvenuta il 15 luglio, e la solenne celebrazione che si terrà oggi 16 luglio 2022 presso la Basilica Santuario del Carmine Maggiore alle ore 19:00 durante la quale l’Arcivescovo Domenico Battaglia celebrerà l’atto di affidamento della città alla Madonna del Carmelo.

La storia di Napoli costituisce qualcosa di unico nel panorama Europeo e quindi globale, una storia nella quale la Festa della Madonna del Carmine riveste un ruolo centrale, fortemente sentito dai partenopei, una presenza costante che è presente nella lingua napoletana, laddove il dialetto è espressione di un popolo, del suo modo di pensare, di provare emozioni, la lingua/dialetto napoletana esprime l’anima di un popolo, le sue radici storiche culturali, il suo interrogarsi sulle questioni del presente e le sue speranze verso il futuro: la lingua è lo specchio del cuore.

La storia di Napoli resta ancora oggi un mistero, un unicum nella storia mondiale, che da sempre ha attratto studiosi da tutto il mondo intenti a decifrare che cosa vuol dire essere napoletano. La lingua è espressione di un popolo, e i napoletani, quando parlano della Madonna usano dire, a seconda della situazione: “mamma d’o Carmine, mamma ell’Arco, mamma e’ Pompei”.

A Napoli la presenza di Maria non è percepita come distante, non è solo la Madonna o la Madre di Dio, distante nei cieli, a Napoli Maria è “mamma”, una presenza vicina, costante, che accompagna gli uomini nel proprio cammino di vita, nella selva oscura Dantesca di una Napoli sulla quale di recente si è abbattuto un nome, divenuto come un marchio: Gomorra.

La storia di Napoli è una storia mistica, laddove siamo tutti mistici, ovvero collegati a Dio, e questa storia mistica di Napoli, ancora inesplorata, emerge dalla lingua napoletana, perché Maria è “mamma”, e come ogni mamma guida il cammino indicando la via, sempre, specialmente nei periodi difficili in cui le tempeste della vita personale e della storia rischiano di far perdere la rotta verso la meta, verso quella “Patria Celeste”, in un viaggio che è la vita come avventura, una Odissea personale e collettiva in cui ciascuno di noi, come Ulisse, cerca di ritornare ad Itaca.

La storia di Napoli è talmente complessa che basta citare pochi eventi per capire che siamo ancora di fronte ad un terreno inesplorato che riguarda non solo la storia di Napoli ma la “Storia della Salvezza”, nella quale il ruolo centrale è di Maria come Mediatrice di tutte le grazie, come Colei che guida il cammino non solo personale ma della storia dell’umanità, come Stella del Mare cui fare riferimento quando la storia personale, di una comunità, di un popolo, o dei popoli perde la rotta, e “mamma” è sempre stata per i Napoletani un punto fisso di riferimento, che nei secoli ha portato Napoli ad avere il numero record di  52 Santi Protettori.

L’icona della Madonna Bruna fu portata a Napoli dai Frati Carmelitani quando furono costretti a lasciare il Monte Carmelo in Palestina, verso la metà del XIII secolo, nella zona del Campo Moricino, fuori dalla città, in quella che oggi chiamiamo periferia, vicino al mare, fra i pescatori,  vicino al mercato, luogo popolare, dove il culto si diffuse rapidamente, vicino a quella Piazza Mercato dove la storia di Napoli si è svolta in modo spesso cruento. 

L’icona della Vergine Maria del Monte Carmelo detta “La Bruna” è una “mamma di tenerezza” che invita a contemplare il mistero di Cristo con la Madre, madre di Dio e degli uomini, come dicono i napoletani “mamma do Carmine”, un’icona che “alimenta amore e venerazione per la Madre di Dio e degli uomini, riscalda e vivifica il cuore, aprendolo alla speranza della salvezza, in particolare la composizione presenta dettagli interessanti che aiutano a comprendere il valori della persona e del ruolo di Maria nel mistero della nostra salvezza e pertanto i valori che risultano ispiranti di vita e di pietà mariana”.

Il Crocifisso Miracoloso è oggetto di devozione e  parte della memoria storica della città, una storia che risale al 1400, quando Napoli era terreno di divisioni e guerra, fra gli Angioini e gli Aragonesi, e dal 26 dicembre 1469 viene esposto ai fedeli fino al 2 di gennaio, per 8 giorni, e svelato nei periodi di calamità, da ultimo durante la pandemia Covid.

La storia di Napoli, come casa comune dei napoletani, è una storia straordinaria, dove il mito, come narrazione di natura religiosa, si fonde con la leggenda, come racconto antico della tradizione popolare, sottolineando l’importanza delle radici storico-culturali, per cui la storia di Napoli, narrata dalle sue pietre, dai sui monumenti, dai suoi cittadini con le loro tradizioni andrebbe considerata come patrimonio materiale ed immateriale universale dell’umanità.

L’origine di Napoli è fondata sulla roccia dell’isolotto di  Megaride, uno scoglio in mezzo al mare, dove la sirena Partenope muore di dolore perché Zeus, che aveva Partenope come amante, per gelosia, trasforma il centauro Vesuvio, che aveva posto a vigilare su Partenope, in un vulcano, cosicchè Partenope possa solo osservarlo ma non corrispondere l’amore del centauro, perché Napoli è fondata sull’amore: amor vincit omnia. Su quello stesso isolotto sorge un Castello detto dell’Ovo perché fondato su un uovo magico, collegato al poeta Virgilio sepolto al Parco Virgiliano, lo stesso poeta che accompagna Dante smarrito nella selva oscura nella Divina Commedia. Su quell’isolotto, nell’ VIII sec d.C, approda “grazie” ad una  tempesta una ragazza. Di famiglia imperiale sta fuggendo da un matrimonio, arriva a  Napoli, indossa l’abito verginale, torna a Costantinopoli, rinuncia a tutti i diritti sulla Corona imperiale e dona tutti i beni ai poveri: è Santa Patrizia, Patrona di Napoli insieme a San Gennaro, entrambi noti per il miracolo della liquefazione del sangue.

La storia di Napoli è una storia mistica, una storia fondata sulla “Roccia della Parola”, della fede che porta speranza ma che nulla sarebbe se non vi fosse la carità, quella carità che viene dal cuore che i napoletani affidano a Maria da sempre,  come ad una madre, “mamma do Carmine”, che nell’icona è una “mamma di tenerezza”, rappresentata come una Odigitria, cioè “Colei che guida il cammino mostrando la via” , cammino personale e della storia di redenzione dell’umanità, con una stella con coda pendula sul manto, che è segno della sua verginità prima, dopo e durante il parto, quella Stella che da sempre guida i naviganti nel mare della vita indicando la rotta, Maria esempio di umiltà, “Stilla Maris”, goccia del mare, che per un “errore” di trascrizione divenne “Stella Maris”, da cui l’antica preghiera “Ave Maris Stella”: Salve, Stella del Mare, di Dio madre alma vergine sempre e feconda porta del cielo…

La scrittrice e giornalista Matilde Serao scriveva “pensate che al napoletano basti la Madonna del Carmine? Io ho contati 250 appellativi della Vergine, e non sono tutti: 4 o 5 tengono il primato.” La festa della Madonna del Carmine è non solo un momento fondamentale per la spiritualità dei napoletani, ma anche un momento importante per le radici storico-culturali della città, poiché la storia di Napoli è fortemente unita a Maria e in tal senso è una storia mistica, che unisce Napoli al cielo, in una festa di speranza in un futuro migliore, che vede i Napoletani uniti nel festeggiare, come un “popolo di cuore”, citando De Crescenzo, fra fuochi di artificio, birre e taralli, come si fa a casa, un inno alla gioia, alla speranza, perché si festeggia insieme la festa di “mamma do Carmine”.

La lingua è lo specchio del cuore, e nella lingua napoletana Maria  è “mamma”, una presenza costante nella storia di Napoli, al fianco dei napoletani come popolo di cuore, per cui nel cuore dei napoletani la storia, di generazione in generazione, ha sempre scritto “Maria è tutta la ragione della mia speranza”. In una città complessa come Napoli, nessuno può rubare la speranza, perché  Maria è la speranza, Colei che difende il cuore, in unione con Cristo, nel Mistero dei Sacri Cuori di Gesù e Maria.

Proverbi 4,23 – Con ogni cura vigila sul cuore perché da esso sgorga la vita.

Le radici di Napoli sono ancora oggi un patrimonio inesplorato, storico, culturale e spirituale da preservare per guardare con speranza al futuro, un futuro in cui la guida è sempre Maria, oggi festeggiata come “mamma do Carmine”, Colei che guida sul cammino indicando la Via: Cristo.

Giovanni 14,6 – Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 

Sul sito della Basilica Santuario del Carmine Maggiore sono esposti gli elementi simbolici e dettagli di cui si offre schematicamente il significato secondo i canoni pittorici dell’epoca.

Questo articolo si ispira al punto 7- La mano sinistra di Maria, che tiene sicuro in braccio il Figlio è segno di tenerezza. La mano destra, in risposta alla nostra supplica: “Mostraci Gesù, frutto benedetto…”ci indica: “Ecco il cammino, la verità e la vita”. Nella storia di Napoli si rispecchia la storia del mondo, e quando le divisioni portano guerra, Maria porta unità nelle diversità e con essa il dialogo e la pace. Osservando La Madonna Bruna a Napoli lo spettatore la vede rivolta verso destra, mente la Madonna di Vladimir a Mosca è vista dallo spettatore rivolta verso sinistra. Nella storia di Napoli e del mondo Maria è la Regina delle Vittorie, di cui alla Supplica alla Regina delle Vittorie del Santissimo Rosario di Pompei, e la vittoria di Maria è la pace, per cui è chiamata Regina della Pace, quella pace che i napoletani provano contemplando La Madonna Bruna, nel silenzio, poiché Maria è La Vergine del Silenzio.

16.07.2022

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