Nel castello del barone Flaviano d’Hauffermann viveva un gatto molto bello, elegante, un soriano già destinato da suo potente padrone ad accoppiarsi con la gattina da lui prescelta. Il barone teneva in grande considerazione una discendenza selezionata, degna del suo rango, e, per difenderla, vigilava costantemente su Reginald (questo era il nome del suo prediletto) affinché non commettesse colpi di testa tali da mandare all’aria i suoi progetti.

Reginald era già stato destinato ad una gattina di un vicino casato, tutta fiocchi, profumata, agghindata, adatta a ricoprire il ruolo assegnatole. Ma Reginald non ne era innamorato; aveva invece adocchiato, durante una passeggiata sorvegliata, una micetta discreta, riservata, modesta, di nome Serenella; proprio i suoi modi accorti, il suo fare semplice, il comportamento morigerato lo avevano attratto, quasi soggiogato, al punto che non riusciva a dimenticarla.

Il giorno in cui doveva ufficialmente fidanzarsi, venne assalito da un’ansia crescente, da un malessere che gli impediva perfino di respirare. Lui voleva, ad ogni costo, ribellarsi a quella costrizione, alla decisione prestabilita che avrebbe soffocato ed offeso i suoi veri sentimenti. L’amore è una libera scelta, ripeteva fra sé, non si può imporre, e diventa ancora più misero, meschino, quando si cerca in ogni modo di vincolarlo ai titoli nobiliari, alla ricchezza, al potere. L’amore deve scaturire direttamente da cuore, si diceva, senza distinzione di classe sociale, di razza, di colore. Pertanto, determinato a sfidare la sorte, correndo il rischio di essere severamente punito, se fosse stato preso, eluse i rigidi controlli, e scavalcando i cancelli del castello con uno stratagemma, si mise alla ricerca di Serenella, per dichiararle il suo amore.

Non era facile trovarla, ma non desisteva; ad un tratto sentì cantare “Quarantaquattro gatti” da un coro di mici in lontananza. Allora, con grande impeto, lo raggiunse per chiedere se conoscessero Serenella e dove si trovasse. Con sua immensa gioia la vide proprio nel gruppo; era sciupata, pativa forse la fame, certo non aveva un aspetto curato e raffinato. Le si avvicinò e, parlandole dolcemente, le manifestò i suoi profondi sentimenti.

Lei temeva che volesse prenderla in giro; un gatto di quel prestigio poteva mai innamorarsi di una gattina insignificante, priva di qualunque attributo nobiliare? Poi, nel sentirlo parlare, si rese conto di quanta sincerità, onestà fosse dotato, allorché ribadiva che il vero amore non risiede in alcun blasone, in nessuna casta.

L’unica, autentica nobiltà è quella del cuore che si dona, si prodiga per il bene altrui, che sa offrirsi con tutta la forza e i valori che custodisce. Felici, Serenella e Reginald intrapresero il cammino verso il futuro che li attendeva, preparati ad affrontare difficoltà e disagi, purché insieme. Sostenuti e protetti dal loro enorme affetto che mai si sarebbe arreso o lasciato scoraggiare, avrebbero creato una famiglia sana, basata sulla fratellanza, la solidarietà, il rispetto reciproco.

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