Le ciliegie: l’oro rosso della terra partenopea

Proseguiamo col nostro viaggio nel mondo culinario e questa volta incontriamo uno dei frutti più amati sin dal tempo degli antichi romani,dal gusto intenso e dalle innumerevoli proprietà benefiche per la salute:la ciliegia.

Il nome deriva dal greco kérasos che, poi, ha dato origine al termine usato nella nostra terra, cerasa. Circa le origini, Plinio il Vecchio ci dice che venne importata dall’attuale Turchia a Roma nel 72 a.C. e da qui la coltivazione si diffuse in tutto l’impero.  Nel 1400 questo frutto ebbe anche l’onore di essere rappresentato in diversi quadri di soggetto sacro e vanta anche un santo patrono: san Gerardo dei Tintori la cui ricorrenza cade il 6 giugno ma pare sia addirittura raffigurata negli affreschi pompeiani.

In Campania esiste una grande tradizione per la coltivazione delle ciliegie in particolare in provincia di Napoli. La zona vesuviana, alle pendici del Monte Somma, è rinomata per la produzione della cosiddetta ciliegia del Monteo Durona Del Monte, che ha fatto la storia della cerasicoltura di quest’area. Il frutto si riconosce per la sua buccia di colore giallo-rosato su di un lato e rosso scuro dall’altro, con punteggiatura gialla. La polpa è giallastra, croccante e molto succosa; matura tra la fine di maggio e la seconda decade di giugno.

Sempre in provincia di Napoli, nell’area Flegrea, si coltiva la ciliegia della Recca, originaria della zona dei Camaldoli, che matura tra la prima e la seconda decade di giugno: è un frutto dalla forma leggermente schiacciata, formato da una buccia di colore rosso scuro brillante che protegge una polpa biancastra e succosa. La qualità elevata e prestigiosa della ciliegia partenopea ha, però, consentito l’estendersi di questa coltivazione in molte altre località campane, interessando in particolar modo il territorio casertano. Sono, infatti, note le ciliegie di Malizia, di Lustra, di Cornaiola, e la ciliegia Francese.

Un’ulteriore varietà poco nota ma altrettanto gustosa è la cosiddetta Cerasa do mostro di Pimonte, ai piedi dei Monti Lattari, così chiamata dai contadini locali per le sue grandi dimensioni., dalla forma tondeggiante, di colore rosso scuro e definita “tardiva” perché matura tra la fine di Giugno e la prima metà di Luglio. Sulla ciliega della Recca esistono vari e diversi racconti leggendari: secondo alcuni, le prime testimonianze storiche di tale varietà di ciliegia risalgono al  1550 e ne attribuiscono l’introduzione nel Napoletano a Gaspare Ricca il quale, sposando una nobildonna di Marano, divenne proprietario di un ampio appezzamento di terreno che si estendeva dalla collina dei Camaldoli fino all’attuale quartiere partenopeo di Pianura;  secondo altri, invece, il frutto fu importato dall’amante del re di Spagna, Caterina Manriquez, quando fu cacciata da Madrid a seguito della scoperta della sua tresca, ad opera della regina, e fu spedita a Marano col titolo di principessa. Costei, per ricordarsi della sua terra, portò con sé una dozzina di alberelli di ciliegio che piantò appunto sulla Recca, dando vita a questa varietà.

La produzione delle ciliegie è destinata prevalentemente al consumo fresco ma la ciliegia napoletana si addice anche alla trasformazione industriale, infatti, viene impiegata per preparare sciroppi, succhi, canditi, marmellate, distillati. Guarnisce spesso i prodotti tipici della pasticceria napoletana come gli struffoli o le cassatine, ma viene impiegata anche nella preparazione di crostate e torte.

28.06.2021

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