Il ruolo della nutrizione nella prevenzione di malattie croniche

Il dottore Vincenzo Quagliariello è ricercatore presso l’IstitutoNazionale dei tumori “G. Pascale”. I suoi studi riguardano la fisiopatologia del cancro e delle patologie cardiovascolari associate ai trattamenti oncologici. Con lui dialogheremo riguardo un aspetto molto importante: la relazione tra una corretta alimentazione e la salute del nostro corpo.

Dottore, ci può spiegare in che modo il cibo incide sulla nostra salute?

Dobbiamo innanzitutto parlare della “Sindrome metabolica”, preoccupazione sanitaria degli ultimi anni, in passato sottovalutata, che ha avuto un’espansione endemica mondiale, prima sulla la popolazione occidentale poi anche su quella orientale. Varie malattie, come quelle cardiovascolari, neurovegetative, autoimmuni, tumorali, sono correlate a tale sindrome: l’infiammazione ed il sovrappeso sono fattori incisivi nella progressione di quest’ultima. L’iperglicemia, la circonferenza di vita elevata, il colesterolo HDL basso, la pressione arteriosa elevata, l’ipertrigliceridemia caratterizzano i pazienti affetti da essa. Almeno tre di questi fattori concorrono al rischio di ammalarsi di Sindrome Metabolica

Come si può intervenire tramite l’alimentazione per normalizzare questi valori?

Con lo stile alimentare: la qualità del cibo che ingeriamo ha un forte impatto sull’assetto ormonale ed anche immunitario del paziente. Rispetto al passato la nostra alimentazione si è impoverita di micronutrienti e molti cibi consumati quotidianamente hanno un elevato indice e carico glicemico: cibi raffinati, sciroppi di glucosio/ fruttosio, bevande zuccherate e cibi ricchi di sale sono di fatto tra i responsabili principali dell’epidemia di obesità, come si riscontra soprattutto negli Stati Uniti. Quando la glicemia si alza molto velocemente, entra in azione l’insulina che è un fattore di crescita utile nella normalizzazione glicemica ma i cui livelli possono essere pericolosi, come ben dimostrano svariati studi epidemiologici internazionali.

Cosa mangiare? Quale può essere un programma alimentare adeguato?

Gli alimenti possono avere svariati effetti sulle cellule dell’organismo, sia anti che pro-infiammatori. Un fattore protettivo, a detta dei ricercatori, insieme alla dieta mediterranea, è il consumo di legumi ed ortaggi rossi, lenticchie, fagioli anche neri, fagiolini, ceci, piselli, soia naturale, cereali integrali a chicchi interi e cibi ricchi di polifenoli e licopene. Fonti principali di quest’ultimo sono la passata di pomodoro, i meloni, i pompelmi rosa, le carote rosse e la papaia. Fondamentale è la dieta  basata su miglio, quinoa, amaranto, grano saraceno, avena, farro, riso integrale biologico, pasta di semola di grano duro cotta al dente, verdura di stagione, sia fresca che cotta, cicoria, scarola, bietola, carciofi, la frutta, soprattutto quella rossa, anche secca, come noci, mandorle, nocciole, da assumere nelle prime ore del mattino, pesce azzurro-sgombro, alici, orata- crucifere-cime di rapa, cavoli, rucola, ravanelli. Importante il consumo di olio d’oliva extra vergine spremuto a freddo, ricco di acidi grassi come l’acido grasso alfa linoleico, il capostipite degli omega tre, che ha un’azione antinfiammatoria. Particolare rilievo hanno i semi, che riducono le prostaglandine infiammatorie, (si consiglia, ad esempio, il consumo di un cucchiaio al giorno nell’insalata, come quelli di sesamo, di chia, di lino, di zucca). Da ricordare anche le olive e i capperi. Questi ultimi sono fonte di quercetina, un flavonoide antiossidante ed immunostimolante, sostanza di grande interesse per la prevenzione del cancro come attestano molti studi

È possibile seguire dei consigli pratici per la gestione della sindrome metabolica?

È possibile, seguendo le regole del WCRF (World Cancer Research Fund, Raccomandazioni del Fondo mondiale per la Ricerca sul Cancro) e le 12 Regole del Codice Europeo contro il Cancro.

Lei ha citato il sistema endocrino. Come tutelarlo?

La ricerca scientifica mondiale ha rilevato che alcune sostanze artificiali di comune uso industriale sono pericolose per la salute in quanto interagiscono con il nostro organismo. Esistono dei veri e propri distruttori o interferenti endocrini. Pertanto, è prudente conoscere le etichette dei cibi e prodotti che usiamo, anche i cosmetici. Sostanze molto pericolose sono i bisfenoli, additivi per le plastiche in policarbonato come nei biberon, contenitori alimentari, rivestimenti interni di lattine. Importante è evitare il contatto della plastica con i cibi caldi. Ulteriore esempio di interferente endocrino è il DDT, utilissimo ed usato per combattere la diffusione della malaria, ma che contamina la fauna marina accumulandosi nei pesci del mare del Nord, soprattutto in quelli grandi e grassi. Già a basse dosi il DDT aumenta il rischio di cancro al fegato e alla mammella. Ulteriori interferenti endocrini sono gli Ftalati e i Parabeni. Gli ftalati sono associati ad infertilità, atrofia muscolare, carcinomi epatici nei roditori; si trovano in imballaggi alimentari, cosmetici, profumi, provette, spray. Bisogna imparare a leggere le etichette che riportano, per legge, la presenza o l’assenza di Ftalati. I Parabeni sono correlati a patologie oncologiche mammarie e sono riconoscibili sulle etichette dei cosmetici con la scritta-paraben- È importante conoscerli per scegliere prodotti alternativi.                                       

Qual è l’importanza dell’attività fisica per la prevenzione della Sindrome metabolica ed in particolare del cancro?

L’essere fisicamente attivi per almeno 20 minuti al giorno aiuta a mantenere un peso corporeo sano, abbassa la pressione sanguigna, migliora il microcircolo, previene il rischio di steatosi epatica, aumenta la funzione e la forza muscolare e riduce il rischio di alcuni tipi di cancro, come attestano diversi lavori scientifici. L’esercizio fisico ha un discreto effetto anti-infiammatorio ed immunostimolante, di fatto è in grado di modulare alcuni fattori di crescita e gli ormoni associati alla progressione del cancro, all’infiammazione e alle funzioni del sistema immunitario. Recenti indagini hanno dimostrato che le donne che si esercitavano moderatamente, camminando da tre a cinque ore alla settimana ad un ritmo medio, dopo una diagnosi di carcinoma mammario, presentavano un ridotto rischio di recidiva rispetto alle donne sedentarie, ulteriori studi sono necessari, quindi, in tal senso.

Saluto affettuosamente il dottore Quagliariello e lo ringrazio per i preziosi insegnamenti.   

08.12.2020

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