Ed un altro bel Poeta ci ha lasciato: Giulio Pacella. La separazione fisica che la morte ci impone, sicuramente non scalfisce il sentimento del ricordo che sopravvive al contingente distacco. Giustamente Jean Paul affermava: “Il ricordo è l’unico paradiso dal quale non possiamo venir cacciati “.

E a me piace ricordare Giulio così come ho vissuto la sua amicizia: il suo sorriso bonario, il suo carattere signorile e, al tempo stesso, ironico e scugnizzo, la sua cultura mai ostentata.

Quante cose ho imparato da lui in tanti anni nei quali siamo stati amici sì, ma essenzialmente fratelli.

Giulio Pacella è stato Autore prolifico: tra l’altro ha composto vari poemetti, tra i quali mi piace ricordare:  ‘A storia d’ ‘e Burbune e l’ Esopo napoletano. Insieme, qualche anno fa, abbiamo pubblicato un libro intitolato: Versi diversi, dove su temi vari ci siamo confrontati in base all’angolazione che ognuno di noi due ha trattato l’argomento. Ne è venuta fuori un’opera simpatica, specie per l’incisività del verso di Giulio Pacella.

Mi piace immaginare che in Paradiso vi sia una grande nuvola celeste e rosa dove i Poeti si riuniscono e recitano i loro versi. Quando è giunto Giulio, lo hanno accolto con affetto e, portavoce di tutti, Carlo Del Preite gli ha chiesto di recitare qualche suo verso. Ed egli, pensando alle persone care che ha lasciato sulla terra, ha recitato i versi de L’eredità dove spicca questa quartina:

“E’ troppo curto ‘o viaggio ncopp’ ‘a terra

e nun c’è stato ‘o tiempo pe parlà,

vurria  lassà ccà nterra na poesia

…chesto vurria lassà ccà nterra ccà! “

E sì che in eredità ha lasciato i suoi versi che sono una sinfonia  di suoni e colori.

So che aveva in mente di pubblicare un altro libro di poesie. Spero che i suoi cari figliuoli al più presto lo diano alle stampe per darci la gioia di leggerlo e assaporarlo.

Ciao, caro Giulio, non ti dimenticheremo!

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