Biblioteca dei Girolamini: dall’abbandono alla digitalizzazione

Le biblioteche sono uno dei luoghi principali ai quali si associa l’idea di lettura, cultura, studio e conservazione del sapere. In particolar modo, le biblioteche antiche hanno un fascino suggestivo che richiama nella mente dell’uomo l’idea stessa della continua ricerca della conoscenza.

Napoli è una città fortunata poiché, fra le sue tante bellezze, custodisce la Biblioteca statale oratoriana annessa al Monumento nazionale dei Girolamini di Napoli. La biblioteca è ospitata nelle stanze dell’oratorio dei Girolamini e, a differenza delle antiche biblioteche monastiche accessibili solo ai monaci stessi, è aperta al pubblico fin dal 1586, costituendo la più antica fra le biblioteche napoletane e una delle più ricche del Mezzogiorno essendosi, nei secoli, arricchita di diversi fondi che hanno ampliato il patrimonio di conoscenze in essa conservate.

Specializzata in Teologia cristiana, Filosofia, Chiesa cristiana in Europa, Storia della Chiesa, Musica sacra e Storia generale dell’Europa, la biblioteca ha ampliato il suo patrimonio grazie a diversi fondi contenenti volumi anche rari che trattano prevalentemente temi cari alla cultura umanistica: classici latini e greci, diritto, musica, arte, archeologia, filosofia e storia, in particolare la storia di Napoli e di tutta l’Italia meridionale.

Un patrimonio umanistico che ha attratto molti studiosi fin dai tempi antichi, come Giambattista Vico, ma anche alcuni malintenzionati che, in tempi moderni, hanno approfittato dello stato di incuria in cui versava la biblioteca per mettere le mani e trafugare alcuni parti del suo patrimonio.

Dopo i tristi eventi giudiziari che hanno fatto emergere il furto di diverse opere e la conseguente azione di recupero delle stesse da parte delle autorità, si è aperta una stagione nuova che punta alla maggiore tutela del patrimonio culturale della biblioteca e alla valorizzazione e fruibilità delle sue opere.

Il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico), ha approvato un progetto che avvierà la digitalizzazione di 5000 manoscritti attraverso la collaborazione fra società private e l’Università Federico II con il Dipartimento di Studi Umanistici, volto ad occuparsi della parte del lavoro inerente la catalogazione, indicizzazione e ricerca delle opere, ed il Dipartimento di Fisica che avrà il compito di seguire gli aspetti tecnici della digitalizzazione organizzata attraverso l’uso di appositi scanner per i libri antichi.

Il progetto chiamato MAGIC, per il quale saranno bandite 10 borse ed assegni di ricerca, è dedicato alla memoria del professor Alberto Varvaro e vede come responsabile scientifico il professor Guido Russo, oltre al comitato scientifico formato dai professori Guido Trombetti, Andrea Mazzucchi, Pasqualino Maddalena e lo stesso Guido Russo. 

È un progetto del valore di oltre 15 milioni di euro ed userà lo strumento della digitalizzazione al fine di custodire e rendere fruibile al pubblico un patrimonio culturale che ha ancora moltissimo da insegnare. Basti pensare che solo il patrimonio musicale costituito da opere di musica sacra napoletana risalenti al Seicento e Settecento può avere importanti risvolti nella ricostruzione degli influssi storici della musica napoletana su quella europea.

Un patrimonio, quindi, non solo cittadino e statale ma di importanza culturale globale.

20.01.2021

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