Sofia, la protagonista de “La linea del fronte” di Aixa de la Cruz (Perrone editore) si trasferisce, con

un trolley pieno di libri, nella casa di villeggiatura dei genitori a Laredo, un accogliente villaggio di pescatori sulla costa cantabrica.

 Qui si dedica alla tesi di dottorato su Mikel Areilza, scrittore basco, appassionato di teoria teatrale, militante dell’ETA, morto suicida.

Ne ha scoperto in un negozio di libri di seconda mano il volume dal titolo “Giubbotto di pecora”.

Il paesaggio di Laredo è descritto con cura minuziosa di ogni particolare: la lunga spiaggia sabbiosa e il mare sono per lei dono di quiete e calma, mentre le acque risplendono placide e in cielo non si muove una nuvola. La protagonista delinea il porto, il labirinto delle rùas, le tradizionali stradine lastricate di ciottoli e vari aspetti della sua vita quotidiana.

La casa di famiglia è grande e divisa in due aree da un salone.

La studentessa vi ritrova dettagli di vita rimasti intatti, molti oggetti d’ infanzia, in particolare, rastelli, secchielli, palle da tennis.

È sola nel percorso intriso di nostalgia: le uniche presenze sono quella del portiere, che le elenca i propri compiti come quello di potare le rose e raccogliere la spazzatura e un misterioso, stravagante vicino.

Lo studio della tesi analizza il materiale desunto dai diari di Arturo Cozarowski, drammaturgo argentino, che lavorò con Areilza prima del suicidio di quest’ultimo.

In corsivo leggiamo i capitoli in cui si descrivono pagine del diario di Arturo.

 Di notevole rilievo è nel romanzo la triste vicenda di Jokin, chitarrista di un gruppo “con la sua maglietta dei Barricada”, un amore adolescenziale con cui Sofia ha interrotto la relazione molti anni prima, un giovane molto diverso dall’attuale fidanzato Carlos con cui è in crisi.

Di lui si è innamorata di nuovo per corrispondenza, mentre è in prigione nel penitenziario di El Dueso, che si vede dalla terrazza della casa e che “ha l’indice di fughe più basso dell’intera Spagna”.

Sofia va a trovarlo una volta a settimana e con lui, condannato con l’aggravante del terrorismo, dialoga   vis-à- vis della condizione dei detenuti e ripercorre aspetti salienti del reciproco amore in una stanza, che ricorda quella di un ostello.

La ragazza vive sensi di colpa per non aver lottato ed aver in parte assecondato i genitori “molto attenti a tenermi fuori da qualsiasi conflitto che potesse sporcarmi di realtà”   

Tra discorsi immaginari e quotidianità ossessiva è espresso l’amore romantico in uno stile frastagliato, che invita a dedicarsi con cura alla lettura.

Esiste una linea sottile fra l’eroe e il terrorista?

Questo ed altri interrogativi rendono affascinante ed unico il romanzo di Aixa.

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