Obsolescenza programmata ed ambiente: la sedia del nonno ed il vero progresso

Nelle moderne società industriali le imprese usano diverse strategie per poter aumentare al massimo i consumi così generando nuovi profitti. L’obsolescenza programmata è una strategia industriale volta a limitare la durata del ciclo vitale di un prodotto ad un periodo prefissato di tempo, utilizzando diverse tecniche che vanno dall’utilizzo di materiali di scarsa qualità al maggior costo di riparazione del bene rispetto al costo del nuovo acquisto  dello stesso, alla non riparabilità del bene stesso, etc.

Fin dagli anni ’80 utilizzo un vecchia sedia acquistata da mio nonno come sedia da balcone, di quelle che si usano per chiacchierare con gli amici quando il tempo è bello e che restano inevitabilmente esposte ai diversi agenti atmosferici durante il naturale corso delle stagioni. Contando che la sedia è stata acquistata negli anni ’70, sono più di 50 anni che accompagna la mia famiglia, ben visibile e riconoscibile nelle foto dal fatto che è l’unica sedia di legno in mezzo a tante sedie di plastica, acquistate negli anni successivi caratterizzati da un massiccio uso della plastica per produrre sedie da esterno.

Ebbene, se riprendiamo quelle vecchie foto scopriremo che la sedia di legno di mio nonno è l’unica sopravvissuta in più di 50 anni. Le sedie di plastica sono state sostituite diverse volte, e addirittura le sedie in ferro vuoto hanno anche asse ceduto ai fattori atmosferici, generando ovviamente un gran numero di rifiuti, fortunatamente riciclabili. Negli ultimi anni l’obsolescenza programmata dei prodotti ha distrutto l’ambiente e generato un maggior costo a carico delle famiglie rispetto al costo che si sarebbe supportato in caso di acquisto di prodotti ben fabbricati e duraturi.

Negli ultimi 10 anni ho dovuto sostituire ben tre sedie da ufficio, ad uso interno, quelle con le rotelle, un perno centrale ed una comoda seduta con braccioli e schienale. L’ultima sedia da interno da me acquistata è durata giusto due anni, finendo in discarica come le precedenti sedie da interno visto che risulta impossibile differenziarne i diversi materiali con cui sono assemblate. Stanco di acquistare e, dopo qualche tempo, gettare sedie di plastica e ferro vuoto da esterno, e sedie da ufficio, nel materiale ingombrante della raccolta differenzia, ho da qualche mese promosso la vecchia sedia di mio nonno a sedia da interno. Dopo 50 anni di onorato servizio, ecco che anche la sedia di mio nonno ha dato i suoi primi segni di cedimento: 2 viti dello schienale si erano leggermente svitate. È bastato il semplice uso di un cacciavite per risolvere il problema e ricomporre la sedia, fatta da un semplicissimo assemblaggio di legno intagliato e viti, con un meccanismo semplice per poterla aprire e richiudere.

Oggi mi chiedo: quanto avrebbe risparmiato la mia famiglia se mio nonno avesse acquistato il set completo di sedie di legno? Quanto vantaggio avrebbe avuto l’ambiente dalla mancata produzione di prodotti scadenti o non riparabili, e dal mare di sedie rotte inevitabilmente finite nel ciclo dei rifiuti? Sono solo alcune delle considerazioni che possiamo fare non solo sulla sedia di mio nonno, ma su tutti i prodotti che utilizziamo, specialmente quelli che hanno componenti molto inquinanti come i nostri cellulari e i nostri PC portatili.

Se progredire vuol dire migliorare, allora la strada del progresso che abbiamo intrapreso negli ultimi 50 anni in termini di produzioni industriali è sbagliata, poiché a fronte di un maggior profitto delle imprese ha danneggiato economicamente le famiglie e ha generato un enorme quantitativo di rifiuti spesso di difficile smaltimento. Prima a poi anche la sedia di mio nonno si romperà, forse dopo averla aggiustata chissà quante volte, ma quando quel giorno verrà si tratterà di gettare qualche pezzo di legno e le viti di assemblaggio, tutti elementi poco inquinanti e riciclabili: penso sia questo il vero progresso.

20/9/2022

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