Il vino naturale: quali differenze con il vino ‘convenzionale’

Il vino è probabilmente da sempre, per la maggior parte delle persone, parte integrante del quotidiano. Beviamo vino quando dobbiamo festeggiare, quando andiamo a cena, quando siamo felici e anche quando siamo tristi. In un periodo storico in cui si parla tanto di ecologia, sovrasfruttamento delle risorse, conservazione, cambiamento climatico, in cui ognuno cerca di migliorare il proprio stile di vita rispetto alla natura, mi chiedo perché il vino non venga tanto preso in considerazione in questo ambito, essendo uno dei prodotti principali della nostra agricoltura, e perché l’unica domanda che in genere ci si pone davanti a un bel calice è: “che vitigno è?”

Onestamente credo che bisogna porsi una domanda più importante di questa, ossia “come viene realizzato questo vino?”

Per capire i diversi processi di produzione bisognerebbe fare una differenza tra vini “convenzionali” e vini naturali. Nei vini “convenzionali”, quelli a cui siamo maggiormente abituati, è ammesso l’utilizzo di pesticidi in vigna e di altre sostanze chimiche estranee, come additivi e coadiuvanti che modificano il sapore del vino per renderlo più appetibile. Tutte queste sostanze, oltre a cambiare radicalmente i connotati (gusto, sapore, struttura, aromi) del vino, hanno degli effetti sul nostro corpo di cui non siamo neanche a conoscenza. Questo tipo di lavorazione porta di conseguenza alla creazione di un vino trasformato, poco rappresentativo del territorio in cui nasce, motivo per cui ci ritroviamo con una serie di vini tutti uguali, facili e appetibili per tutti.

Il vino naturale nasce, invece, proprio dalla consapevolezza di alcuni vignaioli che le sostanze chimiche e i surrogati chimici utilizzati in vigna e in cantina sono troppi. In tal senso, quindi, si è deciso di guardare all’agricoltura con occhi diversi, adottando pratiche agronomiche, in sintonia con la natura, e vinificando in cantina senza uso di additivi e tecnologie invasive.

Il vino naturale non prevede l’utilizzo di alcuna sostanza chimica né in cantina (spesso neanche solfiti aggiunti) né in vigna (pesticidi, anticrittogamici). Si beve quello che il terreno dà, meglio se trattasi di vitigni autoctoni, caratteristici del territorio in cui nascono, senza alcuna modifica di sapore o di odore. Possono piacere o meno, ma quella è un’altra storia. Il vino naturale è selvaggio, ma rispecchia la natura che l’ha cresciuto e non ha la pretesa di modificare ciò che è.

Gli artigiani naturali stanno piano piano crescendo in Italia e vi consiglio di andare ad assaggiare i loro vini: vedrete, poi, se riuscirete a tornare indietro!                                                               

Giulia Annicchiarico

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