Noi e loro. Lezioni di Storia Festival

Appena in tempo!

Il primo marzo, appena prima delle restrizioni che ci hanno costretti in questo tempo sospeso, si è conclusa a Napoli la seconda edizione di Lezioni di Storia Festival.

Quarantanove appuntamenti, quattordici eventi collaterali – musica, spettacolo, visite guidate – in cinque luoghi simbolo della città che hanno ospitato alcuni tra i più importanti storici e accademici italiani e stranieri in una sorta di straordinaria staffetta della cultura.

Già da oltre un decennio le Lezioni di Storiafacevano registrare il tutto esaurito al Bellini e in altri teatri italiani ed è per questo che, da oltre due anni, si sono trasformate, nella nostra città, in un Festival.

Ideata e progettata dagli Editori Laterza con la Regione Campania, la “Woodstock della Storia” è stata organizzata dall’Associazione “A voce alta”, una delle più presenti e preziose della nostra città in ambito culturale,  e dalla Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, con la SCABEC che ne ha curato la promozione e la comunicazione.

Dal 27 febbraio al primo marzo il Bellini, il MANN, il Museo MADRE, il Conservatorio di San Pietro a Majella e l’Accademia di Belle Arti sono stati suggestivo teatro della lodevole iniziativa, aperta a tutti e con ingresso libero.

Che l’esigenza della narrazione sia il frutto di tempi di crisi, di passaggio, è cosa nota, ma qui si va oltre: il bisogno sempre più diffuso di raccontare ed ascoltare storie – ne siano un esempio, tra gli altri, i recenti palinsesti televisivi – si è tradotto anche nella necessità di riscoprire la Storia, stella polare in un viaggio in cui troppo spesso si naviga a vista. Il passo successivo compiuto dal Festival napoletano sembra essere stato proprio riconoscere la “Storia come bene comune”, come hanno testimoniato le migliaia di persone che hanno affollato la quattro giorni napoletana in un clima di festa e nel più puro spirito di condivisione della conoscenza.

Il titolo di questa seconda edizione, Noi e loro, dicono gli organizzatori, trae ispirazione da Retropia, ultimo libro del sociologo Zigmunt Baumann.

La coppia dei pronomi rimanda all’idea naturale di costruzione della nostra identità collettiva per differenza, talvolta per opposizione, rispetto ad un’alterità: “noi” da una parte,” loro dall’altra. Tuttavia, senza “loro” dall’altra parte sarebbe impossibile definire un “noi”, in una reciprocità che ci rende, infine, irrimediabilmente legati gli uni agli altri, fino a generare, persino, un Noi globale, universale, nel quale far confluire l’umanità tutta, pur nelle miriadi di sue specificità.  

 Gli esperti che si sono avvicendati hanno raccontato questo rapporto attraverso i linguaggi della letteratura, dell’arte, del fumetto, del cinema, del teatro e della musica offrendo al pubblico napoletano un lungo straordinario spettacolo che si svolgeva nell’arco dell’intera giornata.   

Romani e barbari, guelfi e ghibellini, uomini e caporali, buoni e cattivi, amici e nemici hanno preso vita nei racconti e nelle performance degli studiosi e degli storici, che si sono mossi in lungo e in largo nel tempo e nello spazio durante le lezioni napoletane. Da Emilio Gentile ad Alessandro Barbero, da Ivano Dionigi a Eva Cantarella, da Andrea Giardina a David Aboulafia, per fare soltanto alcuni tra i nomi più noti e autorevoli. La rassegna si è poi conclusa sul palco del Bellini con la lezione-spettacolo a cura di Pasquale Scialò sulle canzoni napoletane tra strade e salotti nella prima metà dell’Ottocento.

Una piacevole conferma è stata la lezione-performance della coppia, già rodata, costituita dallo storico napoletano Amedeo Feniello e da Alessandro Vanoli – storico, scrittore e attore – che, accompagnati dalla voce suggestiva e dalla fisarmonica di una bravissima Dolores Melodia, hanno raccontato “i nemici degli italiani”, invasori antichi e moderni che, in un “susseguirsi circolare”, vivranno poi a loro volta la paura di essere essi stessi invasi da “nuovi” barbari. Insomma, “gli altri” diventano “noi”, pronti ad attendere “nuovi altri”.

 Uno spazio speciale è stato, infine, riservato a Napoli, esplorata attraverso lo sguardo degli stranieri, nella letteratura come nel cinema, da Goethe fino a Billy Wilder e a Fassbinder. Matteo Palumbo, professore di Letteratura italiana della Federico II, ha guidato il pubblico in un intrigante ed interessante viaggio nella città partenopea con gli occhi di visitatori d’eccezione: Stendhal, Freud, Piovene, Ceronetti, fino al John Turturro di Passione. Sguardi spesso stranianti che costringono anche noi abitanti a prospettive nuove.

Oggi, alla luce delle vicende così inattese e inedite che ci troviamo a vivere, il tema del Festival assume un rinnovato valore.  Non è più tempo di distinguere il mondo in “noi” e “loro”, di assumere punti di vista divisivi; si fa più che mai spazio la consapevolezza che sia inequivocabilmente tempo di parlare di “Noi uomini”.

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