Intervista ad Elda Fossi –

Quando ho saputo che la mia amica Elda Fossi aveva scritto “Odisseo. Io non sono nessuno” mi sono incuriosita. Odisseo è forse l’eroe dell’epica e del mito più intrigante ed ambiguo.

Mi chiedevo, dunque, come lo avesse visto lei, che aveva già scritto libri di mitopsicologia che mi erano piaciuti. Da qui la mia intervista.

Elda, chi è Odisseo per te? Perché tanta ammirazione e perché, a partire da Dante, gli si è attribuito il “folle volo” che in effetti non ha mai fatto?

Perché Odisseo è un uomo di frattura, un uomo nuovo per i suoi tempi. Un uomo che ogni tempo sceglie come mito per la sua immagine duttile, cangiante come la coda di un pavone.

Vissuto nel breve tempo degli eroi Odisseo non è un eroe. Non conosce l’educazione compulsiva dell’onore e della vergogna degli eroi allevati da Chirone, il Centauro maestro di etica, di armi di musica e di onore, la cui epitome è Achille che ha scelto la morte giovane per rimanere per sempre eroe.

Odisseo irride Achille e approfitta delle sue reazioni impulsive e irate per occuparne il ruolo, essere l’anax di Agamenon; irride e umilia le donne vinte di Troia, prepara l’inganno finale che gli fa vincere i troiani e l’accesso per i greci alle miniere di rame e stagno per cui ha organizzato quella guerra.  L’inganno che ogni generazione ammira da tre millenni. Non è Marte il suo dio, a cui tenta di sottrarsi cercando di evitare la sua Guerra, ma Mercurio, di cui è bisnipote.

Da Mercurio discende la mente variopinta dalle tante sfaccettature, ma di Odisseo è l’uso della parola, fiocchi di neve d’inverno, che è verità e menzogna a seconda di come vuol condurre il gioco. A Odisseo, come ad Atena, appartiene anche la mano dell’artigiano che sa sapientemente e pazientemente costruire ciò che lo salva e gli permette di continuare il viaggio. Perciò Atena lo predilige e crede di possederlo. Ma Odisseo è di più e lo scopre nel viaggio di ritorno quando la Metis, quella mente, quella dea, non bastano più.

L’impatto con il mare, con Nettuno, il dio delle maree emozionali, gli rivela la sua parte sensuale e istintuale, e l’incontro con il femminile, con l’altra parte di sé che ha nascosto a se stesso e alla dea, lo destabilizza e genera in lui il dubbio che sia veramente Nessuno.

Solo a Itaca, la piccola patria poco più di uno scoglio, si saprà chi è, se è davvero un mito di ogni tempo, capace del folle volo per seguire“virtute e canoscenza” o se ha ingannato tutti ridendo dentro di sé con la risata obliqua di Mercurio. Omero non ce lo dice, anzi chiude i ventiquattro libri dell’Odissea in pochi righi di pacificazione per volere divino ma, come un moderno giallista di rango, ci lascia un indizio potente che suggerisce un altro finale.

È un codice numerico, ripetuto quasi ossessivamente, un’insistenza che non possiamo ignorare né reputare casuale in una cultura che si nutre di simboli e che l’Astrologia riconosce. E io che conosco bene quel codice, ho potuto dare a Odisseo il giusto finale.

Ringrazio Elda e consiglio a tutti la lettura del suo nuovo libro.

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