La pace politica: la pace inizia dal cuore

La guerra già inizia nel cuore degli uomini quando le parole e le immagini di odio si propagano, rompendo il dialogo, la tolleranza ed i legami sociali, seminando pessimismo ed emozioni tristi come la paura, che porta le persone sensibili alla tristezza della depressione e quindi alla mancata forza di reagire alle difficoltà, oppure porta alla rabbia dei più pragmatici, che nel tempo diventa rancore, una miccia innescata pronta ad esplodere, spesso accompagnata al senso di vuoto verso la vita, il nichilismo, e verso la realtà, il qualunquismo menefreghista, e verso gli altri, il razzismo, il classismo, il sessismo, sono tutti fenomeni lesivi della dignità dell’essere umano.

La storia insegna che la guerra non viene solo dalla ragione, ma viene dal cuore poiché tocca quelle corde interiori che la coscienza ha difficoltà a controllare: non solo le 5 emozioni fondamentali, ma quegli istinti primordiali di tipo subconscio che furono oggetto di studio della psicologia di Karl Gustav Jung e delle più recenti scoperte e teorie, ben divulgate dal capolavoro di animazione “Inside Out” che insegna ai bambini a prendere consapevolezza del proprio mondo interiore per capire come viverlo per stare bene con sé stessi e nel rapporto con gli altri.

Ecco che la pace politica come pace della polis, dei popoli, delle comunità e delle famiglie deve allora partire dal cuore di ognuno di noi, evitando che il pessimismo generi la paura e con essa la tristezza della depressione immobilizzante, il disgusto della critica improduttiva, polemica, permalosa e presuntuosa, lamentosa ed avvilente o la rabbia, verbalmente e visivamente aggressiva e violenta, che sono emozioni oscure che tolgono la luce dal mondo.

Al contrario la pace si inizia a costruire dentro di noi, con un atteggiamento positivo e propositivo fatto di idee astratte che diventano progetti concreti e quindi visioni di un futuro migliore: sono come raggi di luce che contrastano il nulla del nichilismo esistenziale, cioè la paura di non avere un senso, una appartenenza o una identità, un fine nella vita, elemento che porta al pessimismo che diventa immobilismo e al relativismo che, affermando che “è vero tutto ed il contrario di tutto” genera caos, senso di smarrimento, quella incredulità verso ogni cosa per cui è normale dire 2+2=5, citando 1984 di George Orwell, e a quel punto si può dire tutto e ritorna la “banalità del male” nella sua  nuova forma di normalità del male,  al materialismo che riduce l’esistenza umana alla sopravvivenza e al consumo e quindi porta all’edonismo di una vita che ha un senso solo sulla base dell’avere e non dell’essere, per cui se non hai nulla sei solo uno scarto della società, e la dignità umana non è universale, ma parametrata ai principi economici di efficacia, efficienza ed economicità nelle capacità della persona di produrre del denaro.

Per questo, nella storia, la costruzione ed il mantenimento della pace è un’opera sia personale che collettiva, per cui la pace inizia dal cuore, perché quando la mente sa gestire le emozioni, allora difende il cuore e visto che nell’azione umana conta non solo la ragione ma specialmente il cuore, allora il braccio, cioè l’azione umana, sarà portatrice di pace.

21/10/2022

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