Siamo perfetti nella nostra imperfezione e tutto quello che ci accade è il meglio per noi

Il nostro sistema sensoriale è, da sempre, la nostra cartina tornasole che ci mette in allarme quando qualcosa in noi non funziona.

Il nostro corpo ci invia, attraverso il dolore, delle preziosissime informazioni sul nostro stato di salute; febbre, mal di schiena, mal di testa, sono i campanelli di allarme di un malessere: è ciò che il nostro corpo vuole comunicarci quando si ammala.

Cosa accadrebbe se non sentissimo dolore?

Vi racconto la storia di Miss C.

Miss C. era una ragazza canadese, nata con una insensibilità congenita. Non provava nessun dolore, nessuna parte del suo corpo rispondeva a stimoli dolorosi, shock elettrici e reazioni al caldo o al freddo. Non mostrava cambiamenti di pressione o di battito cardiaco durante le stimolazioni. Non ricordava di aver mai tossito o starnutito ed aveva, nel tempo, sviluppato malformazioni alle ginocchia, alle anche e alla spina dorsale. Il  chirurgo attribuiva tali malformazioni alla mancanza di protezioni delle articolazioni che, in genere, è data dalla sensazione di dolore. Miss C. non riusciva a spostare il peso del suo corpo quando era in piedi, a cambiare posizione durante il sonno o ad evitare posizioni scomode, tutte cose che normalmente prevengono infiammazioni alle articolazioni. Miss C. è morta all’età di 29 anni a causa di infezioni alla pelle ed alle ossa.

Questa storia ci fa capire come il dolore ricopra una importantissima funzione di spia ecologica. Quando viaggiamo in auto e si accende la spia del cruscotto per un eventuale problema, ci allarmiamo e troviamo un rimedio per poter mantenere alta l’efficienza. Sappiamo bene che se facciamo finta di niente la nostra auto si bloccherà. Allo stesso modo, quando il dolore sopraggiunge, non possiamo fare finta di nulla e proseguire come se nulla fosse perché, prima o poi, il problema si presenterà moltiplicato, fino a bloccarci. Questo, ovviamente, non avviene solo a livello fisico.

Le esperienze dolorose che affrontiamo possono diventare una spia importante per far emergere atteggiamenti, comportamenti, modi di fare poco funzionali allo sviluppo della nostra vita. Attraverso l’elaborazione del dolore capiamo quali sono le cose che vogliamo e quelle che non vogliamo più. Il dolore, in questa dimensione, diventa un dono.

Questo paradosso, come Counsellor, lo ritengo fondamentale  per sviluppare un nuovo senso di sé.

Cosa possiamo fare, nei momenti dolorosi, per non restare impantanati?

Se il paradigma affrontato ad oggi è stato “Perché capitano tutte a me?”, possiamo cercare di convergere le domande interiori in maniera costruttiva focalizzandoci su interrogativi che ci aprono a nuovi scenari.

Potremmo, ad esempio, chiederci: “Cosa c’è di positivo in questa situazione?” oppure “Cosa posso imparare da questa esperienza?”, “Quali altre cose posso fare?”.

Allenarsi all’uso delle giuste domande può aiutarci a superare i nostri momenti difficili, aprendoci alla consapevolezza che esistono infinite soluzioni intorno a noi capaci di condurci alla risposta giusta.

04.12.2020

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