Le fave, semi di una pianta dal fusto eretto, la Vicia Faba, che cresce in tutto il bacino del mediterraneo sono da sempre utilizzate per l’alimentazione umana nelle regioni meridionali, essendo state nel passato un alimento base della dieta contadina. Contengono proteine, fosforo, potassio, calcio, vitamine A e C, sono ricche di fibre, indispensabili nella regolazione delle funzioni intestinali, e contribuiscono nel controllo dei livelli di glucosio e colesterolo nel sangue. Alle fave sono legati numerosi miti e credenze: in particolare, in molte antiche culture erano considerate il cibo dei morti o qualcosa di impuro, a causa del colore del loro fiore che è in parte nero. Nell’antica Grecia venivano, per esempio, cotte ed offerte a Bacco e Mercurio per le anime dei morti e si ricorda, inoltre, che il filosofo e matematico Pitagora proibì ai suoi discepoli di farne uso perché era convinto che mangiando le fave avrebbero fagocitato le anime dei morti (in realtà molti pensano che in realtà Pitagora fosse semplicemente allergico ai semi). In Campania esistono divere tipologie di fave; tra queste particolarmente prelibata è la Fava di Miliscola, apprezzata per la notevole tenerezza e il sapore molto caratteristico dato anche dall’essere coltivata in una località vulcanica. Delle fave di Miliscola si distinguono due tipologie: quelle più grandi dette “Vittulane” e quelle più piccole dette “Quarantine”.  In realtà, nonostante il prodotto sia celebre e molto apprezzato, si tratta di una coltura minore, effettuata nei vigneti e nei frutteti anche allo scopo di migliorare la fertilità dei terreni prima della coltivazione del pomodoro e degli altri ortaggi estivi.

15.06.2021

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