Vittoria agli Europei di calcio, Giochi Olimpici, vacanze, riaperture, matrimoni.

Basterebbe questo per descrivere l’estate italiana del 2021.

La campagna vaccinale procede a fasi alterne, sospinta dal recente obbligo del Green Pass e frenata da paura, incertezze e cattiva informazione. Con una pandemia in corso, durata due anni circa e ancora negata da alcuni, le soluzioni sono solamente due: vaccinarsi oppure non fare nulla e vedere quel che succede. I motivi alla base della scarsa fiducia verso qualsiasi forma di auctoritas appartengono a un discorso complesso, legato sia a dinamiche politiche di ampio respiro che -soprattutto- a fattori culturali e ambientali. Non è un caso se questa diffidenza risulta ampiamente diffusa soprattutto nelle zone in cui più si avverte la lontananza dello Stato; una distanza intesa come mancanza di servizi, di garanzie, di assistenza agli individui che più ne avrebbero bisogno e nell’ultimo biennio, complice il COVID, molte di queste problematiche sono giunte a un punto di rottura e sono emerse in tutta la propria drammaticità.

Può apparire controintuitivo, ma l’avvento del COVID, potrebbe essere un’opportunità per migliorare lo stato delle cose: il dover far fronte a una crisi comune insieme con una forza economica non indifferente, potrebbe costituire un punto di svolta, una rottura con il passato al fine di creare qualcosa di nuovo, migliore, scrollandosi di dosso le scorie di un passato farraginoso che non ha fatto altro che trascinarsi avanti per tanto, troppo tempo. Potrebbe, certo. Sono speranze, un fine verso cui tendere e che dovrà necessariamente scontrarsi con una realtà che non vuole e non può essere cambiata con uno schiocco di dita. Ma è un’occasione, una di quelle che capitano una volta ogni cent’anni, e si deve fare di tutto per non perdere questo treno.

Eppure, duole dirlo, il settore culturale sembra ancora una volta lasciato da parte, trascurato, messo in un angolo in attesa di ricevere una pioggia di spiccioli che -pur se apprezzati- hanno il sapore amaro degli avanzi. Ed è sorprendente, sia perché l’intero comparto culturale, Scuola in primis, sono in sofferenza da anni -sopravvivendo a mala pena- e hanno pagato tra i prezzi più alti di questa pandemia, sia perché molti degli intoppi nei quali ci si è imbattuti in questa battaglia contro il COVID sono stati causati proprio da una cultura carente, approssimativa e fragile, non strutturata per resistere agli attacchi della propaganda spicciola che, per una manciata di voti o per un po’ di notorietà, ha generato confusione, panico e rabbia nella popolazione con poche picconate ben assestate.

È giunta l’estate, dunque. Lunghe passeggiate, sorrisi e divertimento. Tutto per lasciarsi alle spalle le scorie di un altro anno complicato e difficile, per non pensare a quel che si è passato.

Ecco, “per non pensare”: è esattamente quel che dobbiamo combattere per non tornare, pandemia o meno, ai problemi di prima.

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