Pace economica: dal valore di mercato al valore intrinseco delle cose

Concetto base dell’economia circolare è che il rifiuto non esiste, poiché in natura tutto viene riutilizzato o come riutilizzo, o come riuso o come riciclo, generando quindi una nuova vita degli oggetti che si ripete ciclicamente o nello stesso modo, appunto il riuso, in cui l’oggetto viene usato di nuovo o con la stessa funzione oppure con funzione diversa, in tal caso dando spazio alla fantasia ed alla creatività di innumerevoli figure professionali  che, recuperando le conoscenze del passato ed applicando quelle del presente, generano nuove conoscenze e quindi nuovi beni e nuovi servizi con un incremento di conoscenze, competenze, capacità, skills, che crea nuova impresa e quindi posti di lavoro e benessere diffuso. 

Il nuovo modello economico, definito nel precedente articolo, già esiste di fatto ed è la somma delle singole esperienze maturate negli anni in varie parti del mondo e che non devono fare altro che interconnettersi ed armonizzarsi in un sistema economico nuovo che ha già dimostrato di essere più efficace, efficiente ed economico del vecchio modello capitalistico. Napoli è centro di questo cambiamento globale attraverso diversi eventi fra cui la “Fiera del baratto e dell’usato”, un importante esempio. Lo si vede dalla gioia delle persone che partecipano e che, rivestendo il ruolo di venditori o di compratori, entrano nella logica dello scambio in una visione nuova in cui le cose sono viste in un modo totalmente nuovo, non come la somma di fattori di produzione ma come materie prime, energie intese non solo come costi economici ma ambientali, giuridici, sociali, umani, percependo il valore del lavoro intellettuale come idee, progetti, visioni, brevetti, nuove e vecchie tecnologie applicate, e del lavoro manuale come abilità artigianale, comprendendo che in realtà non esiste il rifiuto, cosi come non esiste la divisione ma la interconnessione del lavoro intellettuale e manuale, e percependo la dimensione spirituale del lavoro come forma in cui l’uomo realizza sé stesso producendo beni e servizi utili per tutti, nel rispetto dell’ambiente, dando così il suo contributo alla collettività in un’ottica di fratellanza.

Il valore intrinseco delle cose si percepisce dalla osservazione delle fasi di ideazione delle cose, in oggetti che incorporano antiche tecnologie, la storia delle cose, la loro obsolescenza, il gradimento che hanno avuto nel periodo storico in cui sono state prodotte e commercializzate, quello che si chiama non solo ciclo vitale ma ciclo storico di un bene o di un servizio, per citare solo alcuni degli aspetti molteplici che coinvolgono la manifestazione. Questo meccanismo genera una percezione delle cose nel loro valore intrinseco, cioè in termini di percezione concreta dei fattori di produzione incorporati nell’oggetto: dal lavoro che è stato impiegato, al capitale necessario per produrlo, dalla terra coinvolta nel processo produttivo alla tecnologia  come fattore endogeno o esogeno impiegato per la realizzazione del bene.

Ciò rende l’economia divertente, poiché dietro ogni cosa c’è un costo in termini di lavoro, capitale, terra e tecnologia impiegata, che genera un potenziale danno ambientale ed immette sul mercato un bene che può generare effetti positivi o negativi in modo diretto, indiretto o mediato, quelli che l’economia chiama esternalità negative o positive del bene. Ciò genera una percezione e quindi una consapevolezza dei fattori di produzione coinvolti e genera quindi una valorizzazione in concreto del lavoro, un senso di responsabilità sul denaro, sull’uso sapiente della terra e sull’importanza dello studio e quindi della cultura. In tal senso Napoli è una delle capitali progettuali del pensiero economico sostenibile.

2/12/2022

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