Ho conosciuto Ernesto Mirabelli a Portici, ai miei esordi di docente presso il Liceo classico Landriani dei Padri Scolopi. Erano i primi anni Sessanta e allora quella cittadina, tra mare e Vesuvio, nulla aveva da invidiare alle meraviglie dell’Eden, nello splendore di ville fiorite, fervore di Studi,  presenza di eminenti scienziati e felici incontri in spazi aperti. La serenità porticese non mi faceva certo rimpiangere la mia Via Duomo, a Napoli,  i dedali dei vicoli ai quali ero abituato dalla nascita, la lenta ricostruzione, post bellica, di edifici saturi di storie quasi tutte dolorose. Il virus della cementificazione imperversava devastando il panorama di Napoli e fu epidemico anche per Portici. In breve volgere di tempo le nuove strade e i palazzoni stravolsero il volto paradisiaco di quella magnifica città che avevo appena scoperto.  Diventò un cantiere esteso che continuava ad infittirsi  di parchi e palazzoni, a  gremirsi di maree di impensabili, improbabili residenti che dormivano in alveari giganti, irriguardosi dell’ambiente.

Ernesto Mirabelli  mi fece dono di un inedito poetico, in cui affermava che Napoli altalenava tra due colori: transitava rapidamente dal rosa al nero. Era infatti rosa e nera. Quando ci perdemmo di vista, volli rendere omaggio alla sue intuizioni di fervida poesia, proponendo per l’Arte Fiera di Bari, nel 1985, una serie di grandi tele del forte e impegnato artista Angelo Vetere, che affrontavano la tematica cara al mai perduto poeta nelle prospettive del destino di Partenope, sugli orizzonti ancora lontani del nuovo secolo. Buongiorno Napoli si è impegnato a celebrare la nostra Città in positivo e condividiamo questa voglia di civiltà e buoni costumi, ma, ritrovando una mia pubblicazione per i tipi dell’Arteteka, editata appunto per l’Arte Fiera, ho avvertito il bisogno di parlare di Napoli Rosa E Nera, secondo la  visione di un sensibilissimo artista che, senza mezzi termini, afferma, fin dal suo  incipit, quanto vado parafrasando.

“Se in tutti gli altri luoghi la vita è sempre rosa e la morte è sempre  nera, qui è tutta un’altra cosa: la morte è spesso rosa, perché ti libera dalle pene quotidiane e la vita è nera nera. Ccà ‘a miseria s’azzecca ( s’incolla,si radica) dint’ ‘e ccase, la disgrazia penetra di prepotenza nelle cose, i guai s’impongono invasivi senza chiedere il permesso d’accesso e allora che resta da fare? Tu li colori di rosa, con un pennello intinto d’allegria, in un secchio colmo di fantasia. Qua se scoppia una guerra o si verifica un terremoto,che sono le cose più nere, la disgrazia si traduce nei numeri della speranza da giocare al lotto e se viene fuori un ambo, un terno, un qualcosa, tutta la città diventa rosa rosa. Un banchetto tutto rosa può finire con un morto e diventa nero, ma appena che il defunto ha viaggiato verso l’ultima dimora, la sposa, per ringraziare gli amici  si affretta a ad imbandire un banchetto tutto rosa. A questo punto avverto il bisogno di citare i versi nella lingua in cui sono stati composti : “ e quanno nun se magna,/ ‘o sposo nun se lagna/ s’astregne ‘mbracci’ ‘a sposa/ e fanno ‘na criatura rosa rosa/ ca campa ‘mmiez’ a via, ‘nnanz’ ‘e saittere/ e ccu ‘o tiempo addeventa nera nera”.

Ernesto arguto e pensoso ci invita a riflettere: ci chiede, in confidenza, come potrebbe sopravvivere un popolo “che sta ‘mmiez’ a na via”, senza il prezioso conforto, senza il sostegno della fantasia, fedele compagna consolatrice. Quindi incalza: come potrebbe avere il coraggio di esistere, tenendo d’occhio solo la verità che spesso vernicia i fatti o di perenne rosa e di eterno nero? La lirica è preziosa,fervida d’emozioni, rapida nelle sintesi illuminanti. Napoli è rosa e nera.

Buongiorno Napoli risponde al caro Mirabelli: il nostro miracolo consiste nel mettere in giusta luce il rosa che ci è congeniale e, per scaramanzia, nun ce lagnammo, non ci lasciamo vincere dallo sconforto. Esorcizziamo il tragico nero assorbente e leviamo gli occhi al rosa sfumato o intenso,al vapore rosato che di sera ci induce ad affermare che la nuova alba sarà prodiga di quel rosa che fa tanto bene al cuore, libera pensieri luminosi e vede aperta una speranza chiusa.

Angelo Calabrese

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