Il ruolo delle emozioni e dell’ empowerment nel processo di apprendimento

“Chi è felice impara più in fretta!”.

Questa, la rivelazione di un team internazionale del Champalimaud Centre for the Unknown (Ccu), in Portogallo, e dell’University College London (Ucl), nel Regno Unito che, nell’effettuare ricerche specifiche sull’argomento in questione, ha scoperto che la serotonina, meglio nota come ‘l’ormone della felicità’, aumenta la velocità di apprendimento.

In effetti, a pensarci, si tratta di una scoperta facilmente dimostrabile nell’ambito scolastico.  A tal proposito, Daniela Lucangeli, psicologa, professoressa universitaria ed esperta di disturbi dell’apprendimento afferma: “Le nozioni si fissano nel cervello insieme alle emozioni. Se imparo con curiosità e gioia, la lezione si incide nella memoria con curiosità e gioia. Se imparo con noia, paura, ansia, si attiva l’allerta”.

Allo stesso modo, nel saggio Le emozioni: Patrimonio della persona e risorsa per la formazione, la  pedagogista Ambra Stefanini sostiene che: “Emozionare ed emozionarsi rende la formazione più vicina alle persone, ne potenzia gli stratagemmi, le pratiche, gli orientamenti. La circolazione di emozioni positive genera ulteriori emozioni positive; essere consapevoli di tale processo significa avviare un percorso verso la valorizzazione delle emozioni e la massima attenzione alle persone in formazione e al loro apprendimento. È infatti importante e necessario imparare a sollecitare le emozioni positive e a gestire ed arginare quelle negative, con l’obiettivo di potenziare le performance formative in termini di coinvolgimento e di efficacia”.

Assolutamente vero. Le parole della Prof.ssa Lucangeli e della dott.ssa Stefanini riportano ad un elemento essenziale e, allo stesso tempo, fondamentale per un apprendimento facile e sicuro: quello di promuovere un clima di classe positivo, stimolante, che faccia sentire l’alunno a suo agio e che gli trasferisca un senso di appartenenza alla comunità scolastica. Strategie didattiche, dunque, che vanno calate nella specifica realtà di classe, in vista delle diverse intelligenze e degli svariati stili di apprendimento, tali da permettere ad ogni studente di percepire la consapevolezza di essere capace di dominare specifiche attività e situazioni problematiche. Si tratta, quindi,  di  una didattica orientata a promuovere negli alunni il cd. empowerment. Una didattica tale da necessitare di esperienze educative attive attraverso le quali lo studente potrà “sperimentare le proprie risorse nel gruppo classe e sentirsi coinvolto nell’apprendimento e nella risoluzione di problemi significativi, raggiungendo in tal modo le competenze pianificate”, come afferma il counselor Viviana Rossanese.  Allo stesso tempo, si può parlare di una didattica che mira a promuovere l’autostima dell’alunno, e quindi la visione positiva di sé determinata da esperienze di successo, ed il suo senso di identità, inteso come percorso formativo volto a strutturare la personalità dell’individuo nell’arco della sua crescita.

Occorre, quindi, insegnare emozionando? Senza dubbio, sì, e per un motivo ben preciso: le emozioni giocano un ruolo fondamentale nella didattica, diventando una risorsa importante per la formazione la quale, caratterizzata da una didattica  positiva, risulterà essere più trascinante, più significativa e più vicina alla persona. Ma non solo. Vincente è un insegnamento volto all’incoraggiamento, alla partecipazione attiva e all’interscambio costruttivo, nonché al rispetto ed, anzi, alla valorizzazione delle diversità. Un insegnamento, dunque, che porterà all’acquisizione di fiducia in se stessi e di maggiore sicurezza nelle proprie potenzialità, da parte dei discenti

Una scuola, quindi, come base sicura per la crescita della persona e, come auspicava Goodman, intesa come luogo formativo in cui gli studenti possano vivere, crescere ed imparare in modo sano e gioioso.

10.10.2022

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