Margherita Dini Ciacci, paladina dei bambini

Due lauree, decine di premi accumulati, incarichi complessi da assolvere. E’ fuor di dubbio che Margherita Dini Ciacci, nella sua lunga carriera, abbia messo a sistema competenze e valori per ottenere un unico grande obiettivo: essere sempre al fianco dei bambini e combattere per i loro diritti, soprattutto dove e quando l’infanzia abusata veniva sostenuta  e protetta da organizzazioni umanitarie come l’Unicef, agenzia dell’Onu, del  cui Comitato Italiano lei è stata membro fondatore nel 1980  e vice Presidente Nazionale solo un anno dopo. Praticamente la prof.ssa Ciacci non ha mai smesso di contribuire ai grandi progetti umanitari tessuti sui temi della solidarietà e delle pari opportunità fino a quando, nell’anniversario dei trent’anni del trattato Onu sulla Convenzione dei diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza, non si è vista costretta, per sopraggiunti limiti di età, a dare le dimissioni. Alla nostra amata Past President chiediamo opinioni e consigli preziosi.

Dopo tanti anni di militanza a sostegno dei diritti dell’infanzie e dell’adolescenza, che percezione ha della situazione odierna? I bambini sono realmente rispettati?

E’ evidente che oggi, a trent’anni dall’approvazione ONU della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, essa è ancora largamente disattesa nel nostro Paese come nel Mondo, pur essendo stata ratificata da ben 191 Paesi. L’Italia, in particolare, ha recepito la Convenzione del 1989 con la legge 176 del 27 maggio 1991, ma è ancora lontano il sogno di città a misura di bambino, mentre gli articoli sono ancora articoli di fede. I bisogni fondamentali dei bambini – amore, salute, istruzione, ascolto e partecipazione – nei luoghi della crescita sono ancora irrealizzati.

Cosa ne pensa della Scuola italiana ed, in particolare, di quella napoletana? Le pare che abbia messo in campo le politiche giuste per la formazione dei ragazzi?

La scuola italiana continua a essere baluardo di civiltà, ma soffre gravi disagi per la politica di questi anni, che ne ha disatteso le aspettative, tagliando fondi fondamentali per la ristrutturazione degli edifici e la formazione degli insegnanti. Il sogno dovrebbe essere quello di una scuola a tempo pieno, che offra spazio a tutti i bambini, compresi i portatori di handicap, con progetti culturali sempre più aperti al territorio ed al mondo. Una scuola che abbia la possibilità di inserire nelle classi tutti gli alunni, qualunque sia l’etnia e qualunque sia l’handicap, sarebbe una scuola che attende allo sviluppo di tutto il paese.

La scuola di Napoli e della Campania con cui opero nonostante sofferenze di vario tipo risponde ai suoi doveri con la professionalità e l’amore che gli insegnanti portano agli alunni. Oggi le scuole campane stanno imparando ad unirsi per un progetto comune che dia vita ad un’effettiva comunità educante e solidale lavorando insieme alle istituzioni per la crescita delle future generazioni. Si  stanno anche attivando progetti di condivisione con gli stessi alunni che diventano così partecipi dei progetti di vita della propria comunità.

Una domanda più personale: cosa l’ha spinta, nel suo animo, ad intraprendere questo tipo di ‘carriera’ all’interno dell’Unicef?

La mia scelta di vita nasce dal fatto che sono cristiana e che non potevo andare in chiesa, la domenica, nulla facendo per il mio prossimo più piccolo dal lunedì al sabato. Dovevo nella mia vita aiutare i bambini. L’ho fatto anche prima di entrare nell’Unicef, lavorando per anni nei sanatori. L’invito dell’Unicef mi ha aperto gli occhi sui drammi dei bambini dei Paesi della fame, della sete, delle malattie e delle guerre. Bambini destinati a non avere futuro senza l’aiuto degli uomini giusti. Ed oggi, dopo 40 anni di impegno, sono ancora a combattere con chi ingiustamente deve morire per gli egoismi dei governi e dei popoli, i quali dimenticano che il futuro si chiama Bambino.

Ci può raccontare un ricordo indelebile o più emozionante di questi anni di impegno altamente etico?

In Italia e in altri Paesi del Mondo ho vissuto esperienze veramente uniche accanto ai bambini. In particolare, mi ha colpito una bimbina delle Villas Miserias di Buenos Aires. Mi ha seguito per più giorni, finchè, alla partenza, mi ha porto biglietto che avrei dovuto leggere in aereo. Una bambina di terza elementare che studiava nelle “catapecchie”. Una volta partita, aperto il biglietto, ho letto: “Margherita non ci dimenticare. Noi abbiamo bisogno di te per sperare in un futuro”. Ancora oggi, pensando a lei, mi impegno ad aiutare tutti gli altri bambini del mondo.

Emozioni, sconfitte, vittorie, battaglie: quale messaggio o augurio si sente di esprimere a conclusione della sua lunga carriera come paladina dell’Unicef?

Ho dedicato la mia vita, sia nella carriera professionale, sia in quella svolta nei quarant’anni di volontariato Unicef, ai più deboli e indifesi abitanti della Terra, futuri Padri dell’Umanità, se li aiuteremo a raggiungere il futuro. Nell’andar via dall’Unicef, auguro, a chi ama il Mondo, di continuare ad aiutare i Bambini: vogliamo che il Mondo abbia un futuro. Occorre però costruire insieme la Pace con la giustizia sociale, l’accoglienza, l’integrazione, la solidarietà in una comunità che diventi sempre più educante e solidale.

Margherita Dini Ciacci ci ha aperto la strada, ci ha insegnato il valore dell’impegno e della solidarietà, testimoniandolo in prima persona e con quella tenacia e quella ostinazione da far apparire quello dei bambini un Bene prioritario, da difendere ad ogni costo, al di là di ogni vano egoismo. Perché Amare non è un esercizio sentimentale, ma è un impegno faticoso. Questo, Margherita, lo sa bene. Il suo sorriso e la sua “longeva” disponibilità ci confermano che per difendere i propri ideali, non esiste altro modo se non quello di “contagiare” il prossimo di speranza e laboriosa operosità.

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