Angelo Calabrese ci lascia una grande eredità: i suoi insegnamenti ed il monito di proseguirli nel segno della perseveranza all’analisi artistica ed intellettuale, per un costante e rinnovato umanesimo

Il tempo è l’unico giudice attento capace di  soppesare valori, intenzioni e verità; il solo setaccio utile per distinguere tra ciò che vale e ciò che è superfluo alla crescita umana.

Ad oggi sono trascorsi due mesi dalla dipartita del professor Angelo Calabrese ed è giunto il tempo maturo – perché meditato e metabolizzato – per poterne  esprimere il suo ricordo, dedicandogli pensieri per cercare di descriverlo come colui il quale ha dedicato il suo tempo allo studio, alla cultura, al dibattito intellettuale e agli altri, nel modo più filantropico ed autentico che si può immaginare, senza mai risparmiarsi. Il suo desiderio era quello di non essere menzionato immediatamente in eclatanti articoli subito dopo la sua scomparsa, proprio perché aveva profonda coscienza dell’importanza del tempo e della necessità della riflessione silenziosa.

In questo periodo – dalla data in cui si è congedato (il 24 agosto scorso) dalla dimensione terrestre, fino ad oggi – noi tutti che lo abbiamo conosciuto, frequentato, apprezzato e amato per il suo genio di immensa riserva di conoscenza e capacità di scrutare gli animi, abbiamo realizzato profondamente di essere rimasti orfani di un maestro vero come pochi, che raramente si ha la fortuna di incontrare nel nostro tempo.

La vita è una meteora lanciata nello spazio infinito, un intervallo di respiro ed energia brevissimo che si schiude in un attimo in quel pulsante miracolo come opportunità di lasciare un segno.

Sicuramente Angelo Calabrese ha saputo cogliere quell’occasione per esprimere al meglio la sua indole di curioso investigatore della bellezza declinata in tutte le forme esistenti, ripercorsa attraverso la storia e le varie discipline; interrando radici solide da cui far germogliare l’albero rigoglioso dei suoi particolarissimi e personalissimi pensieri: il  frutto  curato, fertilizzato e irrigato da abbondante e approfondito studio delle materie letterarie e classiche, filosofiche e religiose, sociologiche ed economiche ( solo per citarne alcune delle fondamentali a cui aveva rivolto la sua attenzione e passione).

Al di là di ogni ulteriore definizione o meglio tentativo di circoscrivere chi e cosa ha fatto il nostro noto giornalista e critico e storico d’arte , lascio ad alcuni intimi amici la parola per dar voce a ciò che per noi resterà eternamente  il Maestro Calabrese.

Ornella Romano – Presidente Associazione Fabrizio Romano Onlus: “Il nostro legame con il professor Calabrese dura da trent’anni. Fabrizio ha conosciuto Angelo durante la sua adolescenza e, sin da subito, ha nutrito per lui una immensa stima. Dopo la dipartita di Fabrizio, Angelo ed io abbiamo raccolto i tanti scritti che mio figlio aveva lasciato tra i suoi libri ed i suoi quaderni definendoli “attività mentali”. Abbiamo deciso, quindi, di pubblicare il libro “Semi di immortalità…oltre  la siepe della ragione”, presentatopresso la Sala dei Baroni del Comune di Napoli, di cui Angelo ha redatto la prefazione. Il Prof. Calabrese è stato, senza dubbio, la colonna portante della nostra Associazione ed ha sempre seguito e sostenuto le nostre attività, spinto dall’intento comune di promuovere, nel mondo giovanile, le arti e le passioni che Fabrizio ha coltivato nel suo breve ma intenso percorso di vita. Ha presieduto, sin dalla prima edizione tenutasi nel 2000, le Commissioni del Premio Fabrizio Romano, rivolto a tutte le scuole di ogni ordine e grado di Napoli e Provincia, delle Sezioni di pittura, scultura, fotografia, creatività, poesia, musica, danza e teatro; ha curato la realizzazione numerosi eventi promossi dalla nostra Associazione a favore dei giovani artisti partenopei tra i quali: l’esposizione artistica, dal titolo L’Apoteosi, del giovane scultore Luca Nocerino e dei giovani pittori Dario Pironti e Gabriele Vladimiro, presso la Sala Gemito di Napoli; l’esposizione artistica, dal titolo Percorsi di umanità, a favore di artisti portatori di handicap, presso il Forum delle Culture; la mostra, dal titolo Sacrificium, del pittore Aniello Scotto, presso la Sala Carlo V del Maschio Angioino; l’esposizione artistica di trenta giovani artisti, dal titolo Generazioni e continuità, presso l’Ipogeo dell’Annunziata; la presentazione del corto metraggio, dal titolo Ultimo capitolo, scritto e diretto da Filippo Filetti e Fabio Cotta, presso l’Auditorium della Giunta Regione Campania; l’esposizione artistica, dal titolo Donna in Arte, presso le Sale del  Bramante in  Roma;  l’esposizione artistica dei giovani partecipanti al Premio Fabrizio Romano nei locali della stazione metropolitana Vanvitelli e nelle sale della  Stazione Marittima di Napoli. In questo ultimo anno, Angelo ha voluto concretizzare un sogno della nostra Associazione: quello di realizzare un giornale che potesse raccontare la Napoli positiva e porre in evidenza il ben fare della nostra collettività, oltre alle tante eccellenze partenopeee. È nato così Buongiorno Napoli, il bimestrale dell’Associazione Fabrizio Romano Onlus, presentato nel marzo 2020 presso la Sala Nassisya della Regione Campania con la partecipazione dell’On. Alfonso Longobardi, che ha avuto l’onore di vedere come proprio caporedattore l’immenso critico  artistico – letterario e  fraterno amico Prof. Calabrese. Angelo ha trasmesso a tutti noi un’eredità di valori, di cultura e di senso di appartenenza alla nostra cittá, senza precedenti. Napoli e il mondo intero hanno perso un figlio che ha lasciato, senza dubbio, tracce indelebili del suo percorso terreno. Noi tutti dell’Associazione e della redazione del nostro giornale custodiremo per sempre nei nostri cuori i suoi saggi consigli ed i suoi insegnamenti, in primis la sua dedizione ed il suo infinito e gratuito amore per il prossimo”. 

Felice Cervino – editore : “Incontrai Angelo per la prima volta nel 2000, periodo in cui decisi di intraprendere l’attività di editore. Ero alla ricerca di un direttore responsabile e quando Angelo Mirra mi parlò di Angelo Calabrese mi sembrò quasi impossibile potessi ambire a tanto, visto che ne avevo sentito parlare, ma non lo avevo mai visto di persona. L’incontro ci fu di lì a breve e appena ci presentammo, capì subito che si trattava di una persona dotata di un’intelligenza raffinata e sconfinata. Dopo che gli esposi i miei progetti ed iniziammo ad individuare le modalità del nostro lavoro insieme, ricordo che mi disse schietto: “ Uagliò, sii sempre leale con me, dimmi sempre come stanno le cose e possiamo fare quello che vuoi tu!” e dopo una piccola pausa di intesa e promessa suggellò quell’inizio con un “Jamm’ annanz’!” All’inizio fu una  frequentazione di rari incontri. Solo dopo un anno iniziammo a vederci più assiduamente intensificando lo scambio di idee e collaborazione. Mantenni sempre il “Voi” con il professore, perché volevo che lui sentisse la mia totale devozione, oltre che stima e affetto, anche nel mio solo rivolgermi a lui. Poi iniziammo a preparare il numero 0 della rivista V.O.G.U.T. 5, presentata ufficialmente alla prima Biennale d’Arte dell’Unità d’Italia, tenutasi presso la Reggia di Caserta, nel Museo della Sala Bianca, nel dicembre del 2004. Da lì in poi fu una crescita costante, sia amicale che professionale. Ricordo tutti i viaggi in cui lo accompagnavo a Roma o a Milano o a Bologna nelle varie sedi universitarie per i suoi simposi… e ricordo dei momenti in cui emergeva una goliardia diversa dal suo ruolo impegnato e serio, ma sempre in stile alto. Tipo quando mi chiese di cantare una canzone napoletana a mio piacimento e così mentre la intonavo, lui simultaneamente la traduceva o in latino o in greco. Momenti simpaticissimi di cui ricordo perfino il suono delle sue risate! Come posso non ricordare la sua capacità di sintetizzare momenti storici in modo così chiaro e semplice come chi come lui non amava orpelli o fronzoli lessicali. Uno degli ultimi temi che stavamo affrontando riguarda L’etica del tempo in cui viviamo. Al di fuori di tanti discorsi arzigogolati e baroccheggianti di tanti noti filosofi … ricordo che mi chiese: “Sai cos’è l’etica? E’ vivere nel rispetto proprio e nel rispetto della vita altrui”. E’ difficile parlare ora di Angelo Calabrese senza che io senta un vuoto incolmabile ma ciò che mi sostiene per non farmi sprofondare nella tristezza è il dovere di portare a termine dei progetti che avevamo iniziato e a cui stavamo lavorando fino a pochi giorni prima che lui si spegnesse. Solo nel corpo però! La fiamma del suo genio arde ancora tra le sue pagine scritte e ciò è l’essenza che non ci abbandonerà mai”.

Claudia Mazzitelli – artista: “Il professore Calabrese per me era un punto di riferimento, una persona unica, un uomo veramente straordinario. Ho avuto il privilegio di frequentarlo e, per diversi anni, mi ha onorato della sua amicizia. E’ stato uno dei più grandi personaggi del nostro secolo.

Angelo Calabrese possedeva una cultura immensa, associata ad un intuito non comune: si avvaleva spesso di questo binomio perfetto per affrontare con estrema serietà e competenza qualsiasi argomento, proposto sempre in modo originale e personalissimo. Dotato di grande umanità, generosità e senso del dovere, è stato un oratore d’eccezione, capace di coinvolgere chiunque lo ascoltasse.

Nel mondo dell’Arte ha seguito intere generazioni di artisti, dal 900 al terzo millennio, confrontandosi con molteplici modalità espressive. Ha saputo affrontare tematiche realmente innovative: con le sue Rassegne d’Arte Visiva ha regalato al mondo concetti inediti, scoperte rivoluzionarie. Ci ha lasciato un’eredità unica, fatta di saggi, cataloghi e testi eccellenti, testimoni esemplari del suo pensiero e del ”tempo della continuità” in cui è vissuto”.

Antonio Dentice – saggista, giornalista e ideatore di Rubrics: “La mente geniale, intuitiva e concentrata di Angelo era – è – manifestazione di una forza propedeutica e reale. Due bisettrici disegnano la testimonianza di Lui: ne parlerò sempre al tempo presente e privo di sentimentalismi.  Al presente, non perché “ne permane il ricordo”, piuttosto, come direbbe lo stesso Angelo: “Perché siamo energia nell’energia”, la prima riflessione che gli ho sentito dire, più di dieci anni fa. E anche perché: “L’entropia è una danza cosmica che distrugge per ricreare”, uno degli ultimissimi discorsi prima della Sua fine fisica, mentre si argomentava di Kali, divinità hindu della morte, Colei che Danza nei Campi di Cremazione. Non a caso proprio le fiamme sono state la Sua scelta. Senza sentimentalismi, perché Angelo è Scorpione ascendente Scorpione e non apprezza certe giostre di languori. Ha un cuore grande, questo posso dirlo. Un cuore grande ed “erasmiano”, armato di una lingua più affilata della katana. Lui ama giocare e ama divertirsi, scherzando – non troppo segretamente – su tutto e tutti. Intelletto potente, carisma, raffinata percezione dell’umanità e una forza oratoria che polverizzava ogni tentativo di velleità o superficialità. Proprio negli ultimi anni lo contatta anche l’Università di Mosca per chiedergli una trasferta in Siberia, relativamente uno studio antropologico sullo sciamanesimo locale. Lui, a ottant’anni passati, con gli ovvi acciacchi, seriamente valuta di andarci, rodendo di avere una età che lo svantaggia nel lavorare in uno dei luoghi più duri del pianeta: “tra gente capace di parlare con la natura”. Alla fine desiste a malincuore. Negli ultimi mesi dialoghiamo molto degli attuali campi di una mia indagine, tra cronaca religiosa e approfondimenti vari: Taoismo, Sufismo Murid, Induismo Tamil, Tantra hindu-nepalese, misticismo cristiano. Ore di confronti, mentre il cagnolino sotto il tavolo pretende cibo in tributo. Concludo con un exploit abbastanza recente, con Lui sempre relatore ad un convegno, tra prelati, laici e teologi. “Il terremoto è perfetto!” – esordisce Angelo – “Tutto quello che fa Dio è perfetto. Non può esserci errore. Quindi il terremoto e ogni cataclisma sono perfetti, in quanto opera del Signore. I morti? Dei morti altrettanti perfetti”. Gli organizzatori, allarmati, cercano di smussarne l’intervento: “Professore, Lei ha voglia di giocare oggi …”. Lui replica convinto: “No, no, che giocare?! Sono serio. Il terremoto, essendo opera di Dio, è perfetto e noi ne dobbiamo prendere atto. Cristianamente non possiamo negarlo”.  Mentre mi raccontava di terremoto e teologi, ride. Ride, ride, ridiamo”.

Roberto Ronca – Presidente/Art Director di AIAPI IAA/AIAP UNESCO Official Partner
Debora Salardi – Vicepresidente/Responsabile Organizzazione e Comunicazione di AIAPI IAA/AIAP UNESCO Official Partner:
“Era più che un amico, Angelo. Lui era innanzitutto un punto di riferimento. Un Uomo dalla cultura sconfinata con il quale si parlava di qualsiasi cosa. Passavamo ore, giornate intere ad ascoltare le sue storie, i suoi racconti, le sue memorabili filastrocche, le sue battute durante i meravigliosi pomeriggi a casa sua a parlare di arte, di libri, di letteratura e di filosofia. Ad ogni incontro nasceva un’idea nuova, perché lui era un fiume in piena, sempre. Con la sua pacatezza, solo apparente, era un vulcano entusiasta perennemente in eruzione e in evoluzione. Era quello che ogni volta ci diceva “non importa dove organizzate la mostra a me me piace assai chell che ffate, io piglio il treno e vengo comunque”. E infatti lo faceva. E noi con immenso piacere, con grande entusiasmo e con profondo orgoglio gli chiedevamo di incantare il pubblico con le sue presentazioni, perchè lui era sempre colto e divertente al contempo. Quante risate abbiamo fatto insieme. Quante cose ci ha insegnato. Ogni viaggio a Caserta aveva un appuntamento fisso: Angelo. Facevamo i salti mortali pur di poterlo vedere, per poterlo ascoltare e per poter assorbire il più possibile della sua sapienza, della sua conoscenza, della sua ironia, del suo humor fine e colto. Ci ha lasciati un’Istituzione, una di quelle che l’UNESCO dovrebbe proteggere, perché una testa così non la trovi facilmente. Restavamo incantati quando ricevevamo i suoi testi per i nostri cataloghi. Ci siamo chiesti spesso perché meritassimo tanto affetto da parte sua. Abbiamo capito che gli affetti non si scelgono, si tratta di affinità elettive, di istinto, di onestà intellettuale di “riconoscersi” e conoscersi e di apprezzare sinceramente e senza secondi fini il lavoro gli uni degli altri. Ci mancherà per sempre. Ci lascia un vuoto enorme impossibile da colmare perché Angelo è sempre stato e continuerà sempre ad essere uno di famiglia. Grazie di tutto, con tutto il cuore”.

Maurizio Vitiello  – sociologo: “Io giovanissimo, l’ho conosciuto la prima volta, in un emittente radiofonica del Vomero, a Via Mario Ruta, per gli auguri di Natale, dispensati al vasto giro dei radio-ascoltatori di questa stazione libera. Ha scritto su riviste e su quotidiani, e aveva in coppia con il sodale Salvatore Di Bartolomeo, il polso della situazione artistica a Napoli e in Campania. Ricordo di averlo avuto ospite nel mio programma Dimensione Arte, che veniva irradiato dalla piattaforma Teleportici Koper Capodistria, tra il 1980 e il 1982, se ben ricordo – sono passati 40anni -.

In questo spazio televisivo sono passati artisti, docenti, giornalisti, critici d’arte, sindacalisti, galleristi, collezionisti e etc. … e ricordo che quella sera “stregò” per la sua loquacità fluente. Alcune volte, ci siamo ritrovati in mostre a essere relatori e i nostri stili divergevano, sempre; lui che esponeva e disponeva in sequenze letterarie il suo sapere e commentava, in modo quasi “intorto” e “tortile”, con appassionata intensità, mentre io ero rapido, determinato, con una “scaletta” di pensieri icastici in una congruità espositiva. Altre volte, ci siamo ritrovati con i nostri testi differenti e divergenti in cataloghi di artisti, che ci avevano chiesto un testo critico o un contributo. Angelo Calabrese aveva la sua “chiave di Lettura”, io la mia. Ovviamente, ci ritrovavamo a scambiare pensieri e opinioni in gallerie importanti, in centri e spazi pubblici, in salotti culturali, in librerie accorsate. Per me, era da ascoltare e “in filigrana” coglievo i suoi dubbi, i suoi convincimenti, le sue molle di tensione persuasiva; insomma, analizzavo e controreplicavo, semmai. Lo ricordo al Teatro San Carlo di Napoli quando fu premiato un grande della pittura, come Emilio Vedova; sapeva, costantemente, tenere la scena, ovunque, pareggiare con chiunque. Ha curato mostre varie, esposizioni-pilota, rassegne, collettive, personali ed era un punto di riferimento della critica e approfondiva le dimensioni etnostoriche in conferenze e incontri. Angelo Calabrese ha presentato, tra le ultime mostre, Da Napoli a Napoli, personale del maestro Antonio Notari, a cura di Ivan Guidone; l’inaugurazione si svolse, il 9 Novembre 2019, al  Centro Studi Pietro Golia di Napoli. Sinceramente, quando viene a mancare un uomo di cultura si perdono dei punti di connessione; insomma, non è sempre facile trovare alternative e “compagni di strada”.

Biografia: Professor Angelo Calabrese (nato nel 1936 a Napoli) , giornalista, critico d’arte, critico letterario, storico dell’arte, docente di lettere classiche e letteratura italiana. Membro dell’UNESCO. Autore di centinaia di pubblicazioni, articoli, convegni ed eventi (in mezze università italiane, con esperienza anche in Francia, Inghilterra e Grecia). Fondatore del giornale Service, collaboratore del Gazzettino di Napoli e direttore responsabile di numerose riviste, tra cui V.O.G.U.T.5, Direttore scientifico dell’Accademia Vesuviana di tradizioni Etnostoriche, direttore della Biennale d’Arte Contemporanea di Salerno, autore di trentasei titoli con l’editore Rubino, autore di un centinaio di pubblicazioni con l’editore Cervino, redattore della rivista svizzera di arte internazionale Futuro. È  stato il primo in Italia, assieme a Di Bartolomeo e Capri, a far pubblicare all’editore Sistina (Torino) l’opera in due volumi di tutti gli artisti degli anni sessanta e settanta con le valutazioni di mercato. Ha coordinato numerose iniziative, come l’indagine archeologica a Pompei sulla porta Eumachia, condotta assieme agli altri studiosi, nella comprensione del simbolo e dell’interpretazione di miti e riti. Ricordiamo inoltre il monumentale lavoro con Pianeta stelle, tradotto in lingua inglese e di successo internazionale, nella raccolta dei maggiori e storici alberghi di tutto il mondo.

Grazie Angelo, per aver infuso anche in me una grande energia propulsiva! Jamm’ annanz’!

15 Settembre 2020

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1 thought on “Angelo Calabrese ci lascia una grande eredità: i suoi insegnamenti ed il monito di proseguirli nel segno della perseveranza all’analisi artistica ed intellettuale, per un costante e rinnovato umanesimo

  1. Eccellente riesamina di una Vita come quella di A.Calabrese, dedicata allo studio dell’Arte e dei suoi autori passati e contemporanei. La qualità si può vedere solo nel tempo.E il tempo gli ha dato ragione..

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