Con il ritorno, lento e prudente, alla socialità che va di pari passo con l’incedere del bel tempo, e allontanandoci, pian piano, da atmosfere cupe che hanno permeato ogni singolo giorno dell’ultimo anno, ecco che riemerge anche l’opportunità di parlare di temi sociali d’ampio respiro. Difatti, se da un lato è possibile notare il fiorire brulicante di svariate iniziative culturali -nel senso prettamente artistico del termine-, dall’altro assistiamo alla lenta ricostruzione di quel dibattito socio-culturale che assume il territorio come interlocutore privilegiato e che, a causa della pandemia, aveva subito un colpo d’arresto paradossale, dacché proprio quest’ultima crisi ha causato la deflagrazione di quelle problematiche che, come brace sopita sotto le ceneri, attendevano solo un soffio per tornare ad ardere.

Tra questi tizzoni, ad esempio, ha particolare rilevanza quello della dispersione scolastica, fenomeno le cui proporzioni sono destinate ad aumentare a seguito dei due anni appena trascorsi: se le iniziative in tale ambito non si sono mai fermate, è anche vero che le restrizioni imposte hanno privato gli operatori del settore dei mezzi più efficaci per contrastare fattivamente il fenomeno, ovvero quelli basati sulla presenza, fisica e attiva, che significa contatto, vicinanza, che instaura ponti tra le istituzioni e un mondo per troppi versi distante da tutto e tutti. Da anni, infatti, alcune organizzazioni operano in tal senso grazie al finanziamento del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, istituito nel 2016, e agiscono sul territorio col fine d’interrompere quel circolo vizioso che lega tra loro povertà economica e povertà educativa. Il ritorno, quindi, alla socialità significa anche e soprattutto presenza, come avvenuto per il progetto “Arteteca – Ludoteche museali contro la povertà educativa”, operante tra poli museali di Napoli e Santa Maria Capua Vetere che da pochi giorni hanno ripreso la propria attività in presenza, con l’obiettivo di recuperare il tempo perduto e riallacciare i legami con quei bambini e quelle famiglie che necessitano supporto al fine di essere inclusi all’interno di una società che altrimenti li terrebbe ai margini.

Sempre nell’ottica del recupero, ma in contesti di più ampio respiro, s’inseriscono iniziative come “Art Soul”, a Pietralcina, che fonde insieme i temi della ricerca spirituale e l’immaginario contemporaneo, il territorio, tradizione e la crisi dello spopolamento -e, di conseguenza, lo smarrimento dell’identità che si traduce, anche, in crisi spirituale. In tal senso, l’arte è catalizzatrice per i grandi temi sociali, una lente di ingrandimento che si propone non solo di indicare un luogo verso il quale soffermare la nostra attenzione, ma anche di stimolare il dibattito pubblico, ponendo l’accento su problematiche che hanno urgenza d’essere affrontate.

Siamo, dunque, in una fase piuttosto delicata e importante, un periodo in bilico tra il successo e il baratro, dove è importante -ora più che mai- agire e agire per il meglio, battendo ogni strada, ogni iniziativa che possa portare al recupero e alla rivalutazione del territorio e dei suoi abitanti. E la ripresa del dibattito culturale, per quanto apparentemente lontano dalla concretezza di una realtà che spesso fa a pugni con l’idealità del pensiero, è uno stimolo imprescindibile, motore indispensabile per qualsiasi intervento fattivo.

Perché è solo dal confronto, dal dialogo, dallo scontro di idee, visioni e punti di vista distanti tra loro che può nascere qualcosa che sia espressione del momento, qualcosa che affondi le proprie radici in quella realtà sulla quale ci si propone di intervenire.

E proprio ora, adesso, è fondale tenere viva la fiamma del dibattito.

E siamo noi, proprio noi, a doverne essere protagonisti.

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