Conosco il meglio ed al peggior m’appiglio

Dal latino ci giunge questa palese contraddizione che è significativa dell’insipienza e del generalizzato comportamento degli esseri umani. approvare ed esaltare le cose migliori e seguire quelle peggiori è un dato di fatto sconvolgente che ci viene da lontano e che i nostri grandi poeti spesso hanno confessato tra i loro inveterati errori.

La saggezza di roma, impegnata a non lasciarsi vivere, ma ad agire, virtus est agere, a programmare la propria esistenza, ha  influenzato i grandi spiriti delle epoche successive e quindi ritroviamo la considerazione in oggetto nei versi del petrarca, del boiardo e con più avvertita sensibilità in quelli del foscolo, che, di fronte alla palese incongruenza nelle scelte quotidiane, specialmente le impegnative, addirittura faceva seguire alla traduzione in italiano della citazione latina, un altro verso che ci impegna a riflettere: “e so invocare e non darmi la morte”.

Addirittura chi agisce contro se stesso, tradendo la retta via, per libertà morale dovrebbe uscire dalla vita che vale e pertanto deve essere vissuta in piena dignità, testimoniando il proprio impegno esemplare per la contemporaneità, per le generazioni che seguono e per quelle che verranno nei tempi in successione. La nostra vocazione associativa è rivolta a sostenere il coraggio, l’intelligenza praticata, il buonsenso, la creatività che esalta l’eccellenza del pensiero e del sentimento e ci ritroviamo intanto a verificare che non c’è verso di toccare il fondo per poi risalire, come ci insegna la storia nei ricorsi provvidenziali che il nostro vico attribuisce agli uomini di buona volontà e al sostegno divino: quello non dovrebbe mai mancare. eccoci quindi a riflettere, a incoraggiare, a difendere la civiltà della nostra città che proprio nelle peggiori contraddizioni conferma la saggezza di chi ha sottolineato la massima delle umane incongruenze.

Da lontano ci viene anche l’amara consapevolezza del sottile confine che separa l’amore dall’odio e che anche una minestra risulta rovinata dalla mancanza o dall’aggiunta di un granello di sale: n’aceno ‘e sale arruvina ‘a menesta e questa è saggezza partenopea. tra il groviglio di pensieri che cerco di dipanare, mi giunge un alito di primavera, di risveglio della natura e mi piacerebbe spalancare porte e finestre al nuovo che giunge e sicuramente alimenta la speranza.

Non rinunciamo a quest’arma potente che ci viene dal mito del vaso di pandora e che, come noi napoletani cantiamo, è la prima a nascere e l’ultima a morire. Certo non siamo grati all’insipienza egoistica di chi, a suo vantaggio o proponendo rimedi peggiori dei mali, si è appigliato al pessimo, procurando il massimo disagio agli illusi da tante promesse mai mantenute. nel marasma non vale il metodo dello scarica barile, per cui si rinfacciano vicendevoli colpe, vere o presunte, che ingenerano odiose prese di posizione. In nome della nostra città osiamo solo lamentare i tagli di spesa che hanno messo in ginocchio, in primis, la scuola e la sanità.

Fedeli alla speranza ci auguriamo che non siano vani i mali che subiamo e che ci ammoniscono secondo buon insegnamento che “bisognerebbe pensare più a far bene che a star bene, così si finirebbe per star meglio”. Torna a proposito questa riflessone del Manzoni che nessuno legge più. Intanto coraggiosamente e con dovuto atto di fede nella grandezza degli uomini umani noi non lasciamo la via maestra. Parliamo di speranza, ma la intendiamo come certezza del buono che verrà, educando la gioventù ad appigliarsi al bene di vivere, a formarsi, a liberarsi dai pessimi consigli a non imitare quelli che, dal pulpito di turno, sanno solo dire: occorre fare, bisogna fare, è necessario fare, senza armarsi e proporsi in prima linea. basta quindi con la sollecitazione: armammece e jate!

Il dover dovere per suggerimento impositivo e reiterato è offensivo per chi si è sempre sforzato di ragionare con la propria testa. affrontiamo momenti in cui non ci è concesso di distrarci, viviamo distanziati, abbiamo nostalgia dei luoghi amati: sono di fronte a noi e non ci è concesso di raggiungerli per un dialogo a distanza ravvicinata. Siamo subissati da opinioni, mentre vorremmo notizie certe e rassicuranti e, quel ch’è peggio, falsi credenti e veggenti prospettano castighi peggiori delle bibliche piaghe d’egitto. Noi resistiamo, fermi nei nostri convincimenti, spaziando con attività che valorizzino i meriti e i talenti di quelli che fanno cultura della vita in tutte le valenze positive. In questo senso vorremmo essere contagiosi in ogni nostro beneaugurante buongiorno Napoli.

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