L’anno appena trascorso ha mostrato quanto fragile sia il tessuto sociale del nostro Paese. Sono emerse contraddizioni, dissidi e problematiche, radicate così in profondità e da così tanto tempo, che erano finite col divenire trasparenti, passate inosservate, vittime dell’abitudine, dell’indifferenza, di quel tirare a campare che purtroppo caratterizza tanti, troppi, aspetti delle nostre vite, in special modo al Sud.

Ma se è vero che solo adesso si comincia a parlare di queste difficili questioni, anche se in maniera sommaria e vuota, è pur vero che c’è chi se ne occupa da anni: persone che impiegano il proprio tempo e le proprie risorse in operazioni di rivalutazione culturale e sociale di quei territori che, altrimenti, sembrerebbero condannati all’oblio.

Si tratta di un lavoro certosino, capillare, che interessa intere aree urbane ma che agisce sulle singole persone, i singoli individui che, uno ad uno, vengono attratti e coinvolti in contesti che non avrebbero potuto conoscere altrove. È l’impegno di uomini e artisti come l’autore e regista teatrale Mario Gelardi, il pittore e scultore Paolo La Motta, padre Loffredo o il giovane libraio ed editore Rosario Esposito La Rossa, tutti proiettati verso la stessa “missione”, lo stesso obiettivo, cioè quello di mostrare e fornire ai ragazzi dei quartieri popolari un ventaglio di possibilità che difficilmente sarebbe stato offerto loro altrove, spesso con esiti sorprendenti, con fioriture che lasciano a bocca aperta e che svelano l’enorme potenziale dei giovani della città partenopea.

Questi uomini, nel senso umano del termine, con il loro incessante lavoro, i loro laboratori aperti a tutti, senza vincoli né pregiudizi di sorta, hanno vinto ogni diffidenza, ogni scetticismo: si sono inseriti nel tessuto sociale dei quartieri nei quali si erano preposti di intervenire e adesso costituiscono un faro, una luce guida per tutti coloro che desiderano, in qualche modo, un riscatto che può avvenire solo attraverso la Cultura. Una scommessa che però è necessario vincere ogni giorno, conquistando metro per metro, un individuo alla volta, con un impegno vivo, che è anche il dono più grande e la vera essenza di queste operazioni culturali, pienamente sentito e apprezzato da chi ne entra a far parte. Il tutto nella precisa convinzione e nella certezza incrollabile che tutti meritano una possibilità, che tutti possono riscattarsi, riabilitarsi, costruirsi un avvenire che può superare le proprie aspettative e i pregiudizi che suonano troppo spesso come una condanna.

E se è vero che questo impegno spesso passa sotto traccia, inosservato, quasi invisibile, appena fuori il suo raggio di influenza diretta, è pur vero che i frutti di questo lavoro emergono mostrandosi in tutto il proprio valore. È il caso della mostra di Paolo La Motta, in questi giorni al museo di Capodimonte, che porta al pubblico l’attività del proprio laboratorio situato nel quartiere Sanità, insieme con i ritratti di quegli stessi ragazzi che con lui scoprono l’arte della scultura e della pittura. È il caso di Mario Gelardi, con il suo teatro situato nello stesso quartiere, e le produzioni teatrali realizzate grazie al lavoro sinergico da parte dei ragazzi che lì scoprono l’impegno e la bellezza di un’arte apparentemente distante dalla contemporaneità quale è il teatro. È il caso di Rosario Esposito La Rossa e la sua libreria divenuta poi casa editrice a Scampia, che con le sue attività è divenuto un polo culturale di enorme interesse che attrae giovani dall’intera aera a nord di Napoli e che è riuscita a pubblicare anche uno scrittore di fama mondiale quale Stephen King.

Attività, dunque, dal fortissimo impatto culturale e sociale che sono destinante a lasciare un’impronta importante sul territorio. Una speranza, quindi, un modo per valorizzare e rilanciare la nostra società proiettandola verso un futuro migliore, che può davvero costituire quella luce in fondo al tunnel che tutti noi stiamo aspettando da tanto, troppo tempo.

Ed è interessante, ancora una volta, notare come questi germogli diramino le proprie radici lì, nel cuore pulsante della città partenopea, in quelle zone dove la vita brulica incessante e laddove si addensano pregi e difetti, potenzialità e pregiudizi della nostra cultura.

Ed allora non lasciamoci sfuggire queste opportunità, non giriamoci altrove.

Così che dal cuore della nostra città possano emergere i fiori maturi di queste istanze e sbocciare in tutto il proprio accecante splendore.

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