”Lasciarsi essere, stare in basso dove l’ego non ama stare, fluire come un ruscello nascosto dai bambù, non lasciarsi attaccare dai desideri, dalle illusioni e dalla rabbia che abitano la nostra vita umana.”

Lasciare fluttuare il pensiero, il respiro e l’energia, liberare la mente, dunque.

Sempre più spesso si dice “Mi devo distrarre da tutti questi pensieri» e si ci fa coinvolgere in numerose attività distraenti, ma “distrarre” non vuol dire caricare la mente con altri pensieri e attività: siamo già distratti nella nostra vita quotidiana.  Quando siamo agitati, per qualsiasi ragione, dovremo esercitare lo stato calmo ovvero liberare la mente per raggiungere la vacuità, rimanendo presenti, consapevoli, senza attaccarsi alle emozioni.

È come respirare: se non sgombriamo dal canale respiratorio l’aria sporca, non potremmo immettere aria pulita, non potremo rinnovarci completamente. In tal caso respireremmo solo a metà, realizzando, così, una respirazione alta, priva della componente diaframmatica. Parlare di “vacuità” per noi occidentali è un discorso difficile, abituati a fare il “tutto pieno”, ma solo seguendo questa pratica potremo rimuovere le emozioni “negative”.

Allora tutti pronti a trasformarci in delle zucche vuote?

Mettiamoci in una posizione comoda: gambe incrociate a terra, o seduti su un divano o una sedia, piedi ben poggiati a terra, aperti, apertura spalle e schiena dritta. Respiriamo naturalmente, siamo presenti solo all’aria che entra ed esce. Osserviamo un punto sulla linea dell’orizzonte o un oggetto senza farci condizionare dalla forma, lasciamo fluttuare i pensieri, senza seguirli e, quando uno di essi appare, lasciamo che attraversi la nostra mente, che entri ed esca senza giudizio, in tal modo svanirà. Il nostro pensiero sarà come una stella cadente che, osservata, scompare.

Non chiediamoci “Che cosa è questo pensiero? Dove dimora?”.

Siamo zucche vuote.

02.04.2021

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